sabato 10 aprile 2010

Short stories: "Summertime"

Si chiamava Jasmine e batteva il vialone delle Industre da circa tre mesi. Ventenne, aveva lasciato l’Africa in gommone, con altri disperati come lei, convinta di poter facilmente raggranellare quattrini in Europa, lavorando in qualche bar o come badante. Le cose, però, non erano andate come previsto. Dopo pochi giorni dallo sbarco, infatti, si era ritrovata a vendere se stessa lungo lo striscione d’asfalto assurdo e malato che collega Monza a Sesto San Giovanni. Le avevano detto, i magnaccia, gente bianca di chissà quale nazionalità, “solo per un certo periodo”, poi, invece...
Quella notte si trovava al suo solito posto, una brulla rientranza, zeppa di erbacce, lungo la famigerata arteria brianzola, percorsa ogni dì da migliaia di automobilisti, fancazzisti, drogati... Le tenebre l’avevano fagocitata già da qualche ora, quando vide sopraggiungere una Polo bordeaux, con quattro visi pallidi a bordo. Quello che guidava, un ricciolino con la pelle trasparente, si fece avanti per primo. Le chiese il nome, poi la invitò a salire in macchina, spedendo l’amico al suo fianco, efebico con le orecchie a sventola, dietro con gli altri due.
Jasmine non seppe che fare. Era praticamente nuova del mestiere e non aveva ancora imparato a distinguere le insidie dalle situazioni meno preoccupanti. Ma dopo aver notato, stupendosi, nell’abitacolo dell’autovettura, degli strumenti musicali, e aver quindi riflettuto sul fatto che dei musicisti difficilmente si macchiano di delitti efferati, scelse di accontentare il quartetto.
Odore di alcol e sudore. Lo percepì immediatamente non appena fu seduta. I tre ragazzi alle sue spalle cominciarono a ridere, quando il ricciolino prese a farle nuove domande:
“Abbiamo una casa libera, ti va di venire con noi?”.
Jasmine non capiva bene l’italiano. Si limitò a sorridere. Ma quando il giovane ingranò la retromarcia ebbe un sussulto:
“No via da qui, se vuoi qui, sennò niente”.
Adesso aveva capito tutto.
Il ricciolino allora riportò la macchina dov’era e prese disinvoltamente a palpeggiarla, prima di chiederle di scendere con lui per chiudere la faccenda come si deve, e aver reso pubbliche alcune piccanti considerazioni sull’anatomia della ragazza. Jasmine acconsentì. Estrasse dalla borsetta un preservativo, mentre gli altri tre, dichiarandosi definitivamente fuori dal gioco, continuavano a sbellicarsi dalla risate e recuperavano i rispettivi strumenti musicali: due chitarre e una tromba.
Giù dall’automobile il ricciolino si appoggiò al cofano della macchina, tirò un respiro profondo, e ordinò alla ragazza di arrangiarsi.
Quest’ultima gli slacciò i pantaloni, gli abbassò gli slip, srotolò il guanto sul suo organo genitale, e cominciò a muovere la testa avanti e indietro. Non era da molto che Jasmine batteva, ma diavolo se ci sapeva fare. Il ricciolino provò piacere in una manciata di secondi. Le note di “Summertime” risuonavano nell’aria come una magia e nel cielo brillavano allegramente le stelle.

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