domenica 11 aprile 2010

Short stories: "L'ultimo viaggio di Teresa"


Nonna Teresa abbandona la sedia per andare a fare pipì. L'operazione le riesce con grande difficoltà. È troppo vecchia. Ne ha viste troppe. È troppo stanca. Ma la voglia di vivere è intatta. È preoccupata per suo figlio. È convinta che qualcuno lo voglia ammazzare. Stando infatti ai suoi conti, Luigi non ha saputo gestire bene certe faccende economiche. E adesso, appunto, c'è chi vuole fargliela pagare con la vita. Il pensiero la attanaglia da quando è rimasta vedova, e non perde occasione per ricordarlo ai nipoti e soprattutto alla nuora. La nuora, però, non ha la pazienza dei nipoti e così, molto spesso, la manda pubblicamente a quel paese. Ma lei fa orecchie da mercante, e continua con le sue congetture. Un giorno ha ammesso di aver sentito uno sparo proveniente dalla vicina corte dei fabbri e subito dopo qualcuno che recitava a squarciagola il rosario. Il suo cuore è andato in tachicardia. Appena è entrato in casa il più piccolo dei suoi nipoti, Andrea, gli ha quindi detto di correre subito fuori per vedere se c'era lo zio steso a terra da una mitragliata. Andrea per farla contenta è uscito in strada ed è tornato dopo pochi minuti rassicurandola. Non c'era stato nessun omicidio. Luigi stava benissimo. Probabilmente era al bar a giocare a carte. Nonna Teresa fa forza con la mano sinistra sul girello. Spinge sulle gambe. Le ossa dell'anca scricchiolano. Alla fine, comunque, riesce ad acquisire la postura eretta. Il tragitto che la separa dal bagno è mostruosamente impervio. Deve superare il focolare, l'ingresso della cucina, chiuso in un minuscolo atrio, un portico, all'esterno della casa, che dà sull'aia, una piccola discesa. Di solito ci mette venti minuti per andare e tornare dal bagno. Ma questa volta non ha tutto questo tempo. Deve andare di fretta. È il suo ultimo viaggio. E non può presentarsi tardi all'appuntamento. Giunta a destinazione appoggia la mano sinistra sul muro, vicino allo specchio, e con la destra fa forza sul girello. Così facendo, in bilico su stessa, riesce a fare il suo bisogno senza sporcarsi. Anche questa volta ce l'ha fatta. Dio la ha assistita. E ora è pronta a compiere il tragitto inverso. La piccola discesa diventata salita, e tutto il resto. A metà strada, però, si ferma per qualche secondo. Un raggio di sole illumina le sue guance incavate e cenerognole. Ha sempre amato lasciarsi baciare dal sole, anche se, in 94 anni di vita, il sole come si deve, lo ha preso una sola volta, l'unica volta che è stata al mare, a Ravenna, negli anni Sessanta. Ritorna in casa. Supera il portico, l'atrio, il focolare. È quasi fatta. Compie un giro di 180 gradi su se stessa e sposta il girello alla sua sinistra. Si aggrappa con la mano destra al tavolo e, spingendo sugli addominali, con un tonfo precipita sulla sedia. Missione compiuta. Ha ancora pochi minuti davanti a sé e li dedica alla contemplazione, nel silenzio più totale. Con gli occhi lucidi si guarda in giro. Non vede molto. Vede solo delle ombre. Da tempo la cataratta le impedisce di discernere correttamente forme e colori. Più volte ha chiesto di essere operata, ma mai nessuno s'è fatto avanti per esaudire questo suo desiderio. Intravede la tv, la credenza, la porta per le stanze, la stufa, il quadro di sant'Antonio, il pendolo… Poi sente girare la chiave del portone. È Luigi. È arrivato puntuale. L'ospizio la sta aspettando.

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