lunedì 12 aprile 2010

Short stories: "La sciatica"

Fino a poco tempo fa se ne parlava come di un ecomostro, ma oggi è tutta un’altra storia. I suoi due piani di cemento e calcestruzzo, travi in acciaio e scale antincendio sono diventati all’improvviso poesia allo stato puro, design di primo ordine, architettura futurista. Frotte di agratesi si riversano in esso estasiate, come se si trattasse dell’apertura di una nuova mostra di Picasso o Van Gogh, un salone dell’auto o del mobile antico. All’interno dell’avveniristico spazio commerciale si rivedono persone che non si vedono da anni, e tutti sono felici e spensierati. Anche coloro che il giorno prima avrebbero voluto assassinare il vicino di casa, il compagno di banco, il collega di lavoro. Sembra di essere nello spazio. Manca la gravità. I cittadini di Agrate hanno la febbre e vorrebbero leccare i muri del supermercato credendoli ricoperti di panna montata. Fortunatamente nessuno si abbassa a tanto e così non succede nulla di eclatante sennonché…
"Anche tu qui? – dice Carmela Gennari all’amica Concetta Maria Assunta Lupo. "È bellissimo non trovi?".
"Non so, devo ancora confrontare i prezzi con quelli del Tuttok".
"Eppure mi sembra che i prezzi siano convenienti".
"Concorrenziali".
"Parli difficile".
"Figurati. Tutto bene a casa?".
"Non c’è male, la mia figliola però ha la rosolia".
"Povera stellina. Anche la mia comunque ha fatto la scarlattina".
"Malattie dell’età".
"Sicuramente".
"E tua cugina ha avuto il secondo?".
"Non ancora".
"Come mai?".
"Perché non è ancora scaduto il termine".
"Capisco".
"Beh, allora, ci vediamo".
"D’accordo, ciao".
"Ciao".
"Guarda che bei peperoni! – commenta Carmela allontanandosi dall’amica.
Il caos scoppia intorno alle 18.00. Il parcheggio è gremito e c’è la coda per entrare. La famiglia Cereda – mamma, papà e quattro figli – fa la fila con tre carrelli; ci sono voluti altrettanti euro per accaparrarseli, introducendo la moneta nell’apposita fessura: recuperarli non è stata una fatica da poco. In uno salta come un grillo il piccolo Francesco. Ha la faccia sporca, forse di cioccolato, e continua a ripetere a tutti quelli che passano "culone"; il capofamiglia non sa più come gestire la cosa; è rosso in faccia e ha il cuore in tachicardia. Decine di bambinetti sono assiepati intorno a un banchetto che elargisce senza sosta palloncini strafatti di elio e popcorn. Chi prepara i popcorn è madido di sudore e cerca invano di rispondere al cellulare che ha appoggiato maldestramente su un tubo del gas o dell’acqua. Un giovane con la bava alla bocca e un paio di Tiger sozze corre senza guardare, inciampa, perde l’equilibrio e pesta la testa contro il carrello di Roberto Cazzaniga. Non si fa niente, ma l’episodio suscita un certo clamore. C’è chi dice che sia il caso di chiamare il 118. Fra questi lo stesso Cazzaniga che afferma di non volere responsabilità; pensa a quella volta in cui sua cognata è stata denunciata per avere aperto la porta della macchina senza guardare; sopraggiungeva una vecchietta che è stata scaraventata a terra riportando contusioni di varia natura, nonché la frattura scomposta del terzo metacarpo destro. Ma in questo caso interviene il sapiente Giulio Porta, medico specializzato in otorinolaringoiatria, dicendo che non è il caso di allarmarsi, non è il assolutamente il caso di fare drammi. Il giovane si è rialzato e sta benissimo. Voleva solo raggiungere al più presto l'avvenente fidanzata già da vari minuti all’interno del GS.
"Cazzo, non c’è un buco in questo maledetto supermercato – mugugna Salvatore Di Giacomo.
"Non iniziare a innervosirmi – gli fa la moglie, Dina Lombardi.
"Mi sa che era meglio andare al Tuttok".
"Sei sempre il solito rompipalle".
"Vieni qui con le tue amiche, e io sto a casa a vedere la tv".
"Vengo qui da sola, e tu stai casa a far da mangiare".
"Meglio far da mangiare, che venire qui dove non si trova mai parcheggio".
Poi moglie e marito si danno una calmata. Sono soliti a questo tipo di battibecchi. Se le tirano dietro di tutti i colori, ma il loro amore è sincero. Sono sposati da così tanti anni… Si sono conosciuti in Trentino Alto Adige nel 1972. Entrambi erano in vacanza con le rispettive famiglie. Dina aveva visto Salvatore raccogliere mirtilli. Gli aveva detto che aveva tutte le mani blu. L’uomo si era commosso. L’anno dopo, rivedendosi, fu invece lui a sorprenderla in un bosco a caccia di porcini. Accarezzava in visibilio un'amanita muscaria. Le disse di stare attenta che poteva essere velenoso. Lei non seppe più resistergli: dove lo avrebbe trovato un altro del suo calibro, in grado perfino di riconoscere un basidiomicete potenzialmente letale?
I due trovano un buco nel quale infilare l’utilitaria davanti al Quadrifoglio e raggiungono gli altri gonzi, pronti a varcare tripudianti la soglia del GS.
"È meraviglioso, non trovi? – afferma Dina appena dentro, passandosi la lingua sulle labbra –. Che belle luci, quanti scaffali, quanta gente".
"È come tutti gli altri – tartaglia Salvatore, basito.
"È molto più bello".
"Magari tra tre mesi fallisce".
"Non dire scemenze".
"Voi donne ve la fate sotto per un nonnulla".
"E voi uomini siete i soliti rimbambiti".
Dina e Salvatore si avviano al bancone degli affettati.
"Cosa serviamo a questi bei signori? – l’inserviente ha l’aria effeminata e, come tutti, come in una malattia contagiosa, sprizza gioia da ogni poro. Ha appena finito di discorrere con la sua nuova collega Annamaria la quale gli ha detto scherzosamente di andare a prenderlo in quel posto. Lui ride senza ritegno, mostrando spudoratamente la sua eccentricità. Annamaria sembra molto positiva, motivata, e non perde occasione per fare qualche battuta, il più delle volte infelice, o sboccata, comunque, a parer suo, sufficiente a dare l’impressione dell’idilliaco clima che si respira al GS. In ogni caso fra i due pare esserci un buon feeling. Un buon groove. È il pensiero di Salvatore, il quale, però, aggiungere fra sé e sé: voglio vedere quanto dura; all’inizio sono sempre rose e fiori fra colleghi, poi quando ci si conosce un po’ più a fondo e i disagi del lavoro cominciano ad affiorare sono cavoli amari.
"Un bel prosciutto – dice Dina.
"Tutto intero?".
"Oddio no, facciamo un etto e mezzo!".
"Lei è una bella signora e glielo darei tutto intero".
"Ha detto un etto e mezzo – interviene il rubicondo Salvatore.
"Altro?".
"Un etto di mortadella".
"Con il pistacchio o senza?".
"Cosa prendiamo Salva?".
"Prendi quello che vuoi".
"Facciamo col pistacchio".
"Ottima scelta, è molto più saporito mi creda".
Le mani tremanti del salumiere consegnano i due pacchetti alla coppia.
"Siete molto simpatici, spero di rivedervi presto".
"Il parere è reciproco. Verremo sempre qui".
"Buonasera allora".
"Buona serata a voi e grazie".
Dina e Salvatore se ne vanno.
"Sei il solito orso – fa Dina al marito – non hai nemmeno salutato i salumieri".
"E tu la solita pettegola".
Ermina Perazzolo e Paolo Inchingolo, due sposini, sono al supermercato dalle 16.00. L’hanno girato in lungo e in largo una decina di volte. E ora sanno dove si trova ogni cosa:
"Così la prossima volta non perderemo tempo a cercare questo o quell’altro prodotto – confida eccitata Erminia al partner.
"Dici bene mia cara".
Sono arrivati alle casse. Ce ne sono addirittura sei. Ben tre in più del Tuttok.
"Tutto un altro mondo. Verremo sempre qui a fare la spesa".
"Ci puoi scommettere".
"Tre casse in più non sono mica uno scherzo".
"Vuol dire fare molto più in fretta".
"Ah, il Tuttok veramente non ha più senso di esistere".
"Per me potrebbe anche chiudere".
"Dici bene".
"Falliti".
"Dici bene".
La cassiera è una signora di circa cinquanta anni. Ha una bella abbronzatura e un paio di occhiali che le pendono disgraziatamente sul naso. Anche lei è felice come una Pasqua. E a proposito della festività della Resurrezione racconta alla coppia:
"Avete visto che abbiamo le colombe in offerta?".
"Abbiamo visto".
"Non arrivano nemmeno a due euro l’una".
"È un vero affare".
"Stamattina una donna ne ha comprate dodici".
"Dodici?".
"Dodici".
"Ci sarà voluto un camion per portarle via tutte".
I tre ridono come bambini alle giostre.
"Hanno preso due carrelli, uno lei e uno suo figlio".
"Hei Paolo, perché non prendiamo anche noi qualche colomba in più?".
"Perché no, quante ne prendo?".
"Facciamo sei?".
"Dai non esageriamo".
"Facciamo tre".
"Direi che tre è un buon numero".
"Siete forti - afferma la cassiera.
"Marco Denti alla 4 – si sente intanto dagli altoparlanti.
"Non sono stata io – piagnucola la cassiera di fianco a quella impegnata a servire Erminia e Paolo.
Davanti alla ragazza c’è il direttore del GS. Ha l’aria furibonda e due occhiaie profonde, un vestito troppo largo e le scarpe lucide. Sta per sbranare la fanciulla, ma all’improvviso un uomo sulla sessantina si fa avanti dicendo:
"È colpa mia, scusatemi, non volevo".
"Dovete stare attente! - grida il direttore, rivolgendosi alla cassiera.
"Ma io non c’entro! – ribatte quest’ultima, affranta.
"Sono stato io – riattacca l’anziano signore, stupito dal comportamento del capo -. L’ho sfiorata col braccio nel tentativo di recuperare un sacchetto di patatine e…".
"Non mi interessa chi è stato. Mio dovere è ammonire le cassiere che non fanno bene il loro mestiere".
La cassiera scoppia a piangere. È una graziosa ragazza intorno ai venti anni con un seno florido e la carnagione scura. Si vede che non ha alcuna esperienza lavorativa.
"Su, su signorina non faccia così. Oggi ha sbagliato, ma vedrà che domani andrà meglio – va avanti imperterrito il direttore.
Il sessantenne è allibito. Non sa più come spiegare al principale che è stato lui a far cadere la bottiglia dell’olio impiastrando tutto il pavimento. Prova pena per la ragazza, ma… alla fine si arrende. Paga il conto e se ne va per la sua strada.
"Marco Denti alla 4 – gracchia di nuovo l’altoparlante.
Perfino Silvio Colombo, bancario abitante in via Cesare Battisti, scapolo impenitente, non ha potuto fare a meno di far visita al nuovo, splendente e rinomato, GS. Ha già scaraventato nel carrello con infinita soddisfazione le mele e gli stuzzicadenti… per scegliere le mele ci ha messo un quarto d’ora. Le rosse, le verdi, le gialle, le verdi e le gialle, quelle col bollino, quelle senza bollino… ma ora, prima di cimentarsi con altri prodotti, si è messo in testa di sapere se - in questo supermercato che darà sicuramente del filo da torcere ai bastardi del Tuttok - c’è il cibo preferito dal suo cane. Il suo cane si chiama Bau Bau, ha 19 anni, il diabete, la cataratta, e mangia solo il cibo delle scatolette Chappy. Siccome Silvio vuole bene al suo quattrozampe quanto gliene vuole a sua madre ha da tempo deciso di assecondare questa sua volontà, scegliendo quindi di prendergli solo ed esclusivamente scatolette della marca citata. Ma i prodotti della Chappy non ci sono sempre e ovunque. Molti iper non li hanno. Per esempio il discount non li ha. E non li ha nemmeno il Kappadoro, la Despar, la Lira. Ce li ha solo il Tuttok.
C’è una donna davanti ai suoi occhi che osserva famelicamente delle scatole di riso. Gli pare di conoscerla. Infatti la conosce. È la mamma di una sua amica che andava con lui in piscina. Non riesce a capire però il suo ruolo: una normale cliente o una dipendente del GS? Non una cosa da poco visto che, in quest’ultimo caso, potrebbe chiedere a lei se e dove si trovano le scatolette Chappy. A un certo punto la signora impugna con audacia un walkie tokie e ogni dubbio nella mente di Silvio il bancario svanisce.
"Muoviti a portare qui altre scatole di riso! – dice con aria severa, incurante dei clienti che potrebbero sentirla.
"…".
"Non ce ne sono più!".
"…".
"Mondo boia, sono qui davanti!".
"…".
"Ok".
La signora riattacca.
"Scusi?".
"Oh, ciao Silvio".
"Buongiorno, anzi, buonasera".
"Hai visto che bomba?".
"Cosa?".
"Il nuovo GS".
"Ah, sì, è fantastico".
"Hai bisogno? Cerchi qualcosa? Qui c’è tutto".
"Ecco, stavo cercando il mangime Chappy per il mio cane".
"I mangimi sono all’inizio dell’ultima fila".
"Grazie".
"Ma le scatolette Chappy non le abbiamo".
"Ah".
"Ce ne sono di migliori, comunque".
"Ma il mio cane vuole solo quelle".
"Chappy non è una grande marca, noi teniamo solo cose di qualità".
"Capisco, comunque, la ringrazio, arrivederci".
Silvio è costernato. Non si capacita del fatto che al GS non ci siano le scatolette Chappy per il suo cane. E quindi prende la decisone più drastica: non comprare niente. Perciò ritorna sui suoi passi e va a rimettere – nei rispettivi scaffali - stuzzicadenti e mele. Quanto tempo sprecato… Ma almeno ora ha le idee chiare: lui al supermercato di Agrate Bronx non ci metterà mai più piede. E pensa: in fin dei conti quelli del Tuttok non sono così…
"Guarda un po’, ci rivediamo – fa Carmela Gennari all’amica Concetta Maria Assunta Lupo.
Le due donne hanno finito di fare la spesa e si trovano, esauste, nel parcheggio del supermercato.
"Le hai viste le colombe in offerta? – dice la prima.
"Eccome. Pensa che stamattina una signora ne ha comprate venti".
"Io ne ho prese solo sei. Tre stamattina e tre adesso".
"Ah, ma sei venuta anche stamattina?".
"Eh sì, se vieni tre volte in un giorno ti danno tre tazze di caffé in omaggio".
"Nooo, non lo sapevo".
"Ma sì, c’era scritto sul foglio della pubblicità".
"Mio marito non mi ha detto nulla".
"Dai non te la prendere, puoi provare domani".
"Sempre che l’offerta sia ancora valida".
"Beh ciao, ora vado, sennò non faccio in tempo a preparare la cena".
"Domani torni?".
"Penso di sì".
"Ok, allora ci vediamo domani".
"D’accordo, ciao".
La serata è ormai agli sgoccioli. Il GS sta per chiudere. Gli abitanti del Quadrifoglio e della Gescal – le cui finestre si affacciano sul nuovo supermercato - si ritirano in casa. Si sono divertiti come matti a seguire tutto il dì l’eccezionale andirivieni di persone; mai si era visto il quartiere Agrate Bronx così affollato… Uno degli ultimi a guadagnare l’uscita è Pietro Galbiati, un pingue e calvo signore che abita in fondo a via Verdi, a 200-300 metri dal GS. Anche il suo carrello è stracolmo. Pertanto decide di rincasare con esso. Pensa di poterlo parcheggiare sotto casa e l’indomani riutilizzarlo per fare ancora la spesa. Sarebbe un’ottima idea… ma ci sono in giro quelli della security a cui è stato comandato di non far portare fuori i carrelli dall’area del supermercato.
"Hei, signore, dico a lei, dove sta andando col carrello?".
"Abito a due passi da qui e ho fatto tanta spesa".
"Mi dispiace ma non si può uscire dal parcheggio col carrello".
"Ma ho tanti sacchetti. Ho comprato un mucchio di roba".
"Capisco, ma questo è quello che ci hanno comandato di dirvi".
Pietro fa finta di accontentare l’uomo della security. Fa dietro front, ma poi, quando quest’ultimo si allontana, riprende con nonchalance la strada di casa.
"Hei, signore, dico a lei, dove sta andando col carrello?".
La voce è diversa, ma la divisa è identica a quella di prima.
"Non si può andare via col carrello".
"Lo so – fa Pietro – ma io ho la sciatica".
"Mi dispiace".
"Ho la sciatica, non può trattarmi così".
"Capisco ma…".
"Ho la sciatica da poco, vivo da solo e…".
"Nessuno può andare a casa col carrello".
"Domani lo riporto".
"È proibito".
"Ho troppi sacchetti".
"Niente da fare".
Il dipendente del GS è in imbarazzo. Non sa più che pesci pigliare.
"Io vado lo stesso – continua Pietro.
"Sarò costretto a fermarla con la forza".
"E io la denuncio".
"Lei non può fare questo".
"Io posso fare ciò che mi pare".
"Se tutti facessero come lei, il supermercato andrebbe a rotoli".
"Se tutti facessero come lei…".
Pietro non finisce la frase. Gli gira la testa. Vede tutto a pallini. Pensa a un collasso. Si appoggia al carrello e respira in affanno.
"Oh mio Dio, che le succede! – dice l’uomo del servizio d’ordine.
L’agratese non risponde. Sta per accasciarsi al suolo. Gli tremano le gambe. L’uomo della security va in tilt. È il suo primo giorno di lavoro, e guarda cosa gli va a capitare… Non ha il telefono a portata di mano e così, in preda al panico, corre verso il supermercato a chiamare rinforzi.
"Sarà meglio far arrivare l’ambulanza – blatera ansimando.
Intanto Pietro, come per miracolo, torna in sé. Ride sotto i baffi e con foga - finalmente lontano da occhi petulanti - scivola col carrello lungo il marciapiede di via Verdi. In pochi minuti è al cancello del civico 33. Scarica la spesa, sistema il carrello sotto il balcone dei Brambillasca - una coppia di ottuagenari non vedenti e non udenti – e apre la porta di casa. Varca la soglia del suo scialbo appartamento, si accomoda in salotto e accende la tv. Stasera mangerà leggero, un brodino, mezza Simmenthal, un paio di mandarini… In barba ai fessi della security.

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