domenica 26 dicembre 2010

Short stories: "'Transcendental meditation' in compagnia di Angelo Branduardi"

Ieri l'incontro con Angelo Branduardi, nei camerini dello Smeraldo, poco prima del concerto. È stato un piacere chiacchierare con lui. Mi ha ricordato qualcosa di De Andrè. In effetti, ero un po’ in soggezione. L'esordio, come al solito, un po’ burrascoso.
"Buongiorno signor Angelo".
"Signor Angelo? Dai dammi del tu".
"Ok".
Cerco la presa per il pc, ma invano. Cerco meglio. Niente. Chiedo ad Angelo:
"Per caso sai dov'è la presa?".
"Non ne ho idea".
Andiamo bene. Angelo comincia a spazientirsi. Poi, finalmente, individuo la presa sotto lo specchio principale.
"Eccola".
"Molto bene".
Mi siedo evitando di togliermi il giubbotto per paura di indisporre ulteriormente il menestrello de "Alla fiera dell'est", nonostante la temperatura nel camerino stia sensibilmente aumentando. Accendo il computer.
"Il mio computer è un po’ lento".
Angelo fa una smorfia. Il silenzio grava.
"Adesso ci siamo".
Praticamente parto ancor prima di aver aperto il file word.
"Direi di iniziare dal concerto di stasera…".
"Ah, siamo partiti?".
"Scusa, dimenticavo di accendere il registratorino".
Pigio sul tasto rec del registratorino.
"Bene, possiamo partire".
Sono passati sì e no dieci minuti dal mio arrivo. Angelo inizia a raccontare. Dice che suonerà le canzoni più note del suo repertorio e che lo accompagneranno cinque musicisti. Comincio a rilassarmi, anche se l'anidride carbonica dello stanzino impazza, l'effetto serra incombe. Angelo beve, io mi slaccio goffamente il giubbetto in bilico sui tasti del computer. A un certo punto si parla di Dio. Argomento serissimo. Si parla di 'trascendentale'. Angelo dice che con la musica si può arrivare oltre, al di là del respiro umano. Cita Morricone il quale dice che "la musica è l'arte + astratta e per questo + vicina a Dio".
Mi associo al loro pensiero. Sono anch'io un musicista e certe cose le posso capire. Ogni tanto confrontarsi con altri artisti ti dà una carica in +. Altrimenti le alternative sono sempre le stesse che possiamo evitare di elencare.
L'intervista prosegue felice. Dopo quindici minuti, però, Angelo allarga le braccia e strabuzza gli occhi.
"Che c'è?".
"Eh".
Angelo mi fa capire con un discreto grado di boria che il mio tempo è scaduto.
"Abbiamo finito, le ultime due domande".
Uno e due, finish.
"Grazie mille Angelo per la tua disponibilità".
"Grazie a te, ciao".
Angelo si rituffa nel camerino occupato dal road manager. Scambia con lui qualche chiacchiera, mentre io riguadagno - soddisfatto - l'uscita. Ho giusto il tempo per farmi accreditare un paio di biglietti per il concerto serale, che non guasta mai. Il capo dell'ufficio stampa - mio omonimo - è estremamente gentile e mi dice che non ci sono problemi. Lascio lo Smeraldo e vado incontro a Giulietta che mi aspetta in corso Garibaldi, davanti alla chiesa di San Tommaso, con un curioso cappello di lana, pieno di frange.
"Ciao, allora com'è andata?".
"Molto bene grazie".
"Allora sei riuscito ad avere i biglietti?".
"Come no? Tutto pronto".
"Fantastico".
A Milano si respira una bella aria. Il Natale è alle porte e si vede. Non fa freddo. La gente sembra contenta. Perfino gli automobilisti sembrano meno incazzati e con grande letizia ci concedono spazio sulle strisce pedonali. Un senegalese interrompe il nostro incedere prima di raggiungere Cordusio. Gli proponiamo di bere con noi un caffè, ma non è dell'idea:
"Capo no vuole".
"Come?".
"Capo no vuole".
Non capisco. Gli lascio le monetine per un caffè e ripartiamo.
"Dove andiamo per l'aperitivo?".
"Scegli tu".
"Sai che non c'azzecco mai".
"Quello non dev'essere male".
È un locale fra il Castello e il Duomo, pieno di lucine colorate.
"E se ci pela?".
"Tanto va sempre a finire così".
Mangiamo parlando della giornata lavorativa. Giulietta è stanca, ma contenta. Lavorare a Il Canovaccio non è mai stato così faticoso. Mi ha confidato che - dopo l'arrivo di Diego Dell'Amore - ci sono già stati dei tagli.
"Tagli. Comincio a odiare seriamente questa parola".
"E tu come sei messo?".
"Beh, oggi ho intervistato Branduardi. Diciamo che è andata bene. Domani vedremo. Di questi tempi è meglio vivere alla giornata. I vivai dalle mie parti, comunque, sono sempre rigogliosi".
"Dai non fare il cretino. È da dieci anni che ripeti la stessa cosa".
Finiamo di mangiare e riprendiamo la strada del ritorno. Lo Smeraldo è incredibilmente più vicino.
"Dovrebbero esserci due biglietti col mio nominativo, Grossi".
"Grosso?".
"Grossi".
"Ecco".
"Grazie".
Ormai sono un esperto del teatro Smeraldo. Ci ho perfino suonato l'anno scorso al Premio D'Anzi. Con ciò mi muovo scaltramente fra le rossissime poltrone, prima di giungere alla postazione designata.
"Siamo in quarta fila, non male".
"Per niente".
"Qualche mese fa ho portato qui mia mamma a vedere Ranieri".
"Ma va?".
Il concerto inizia poco dopo le nove. Angelo attacca con i pezzi scritti da Faletti. Sono due canzoni briose che se ne vanno felici. Tra una canzone e l'altra Angelo racconta. Ritira fuori alcune cose dette durante l'intervista e altre seminuove:
"I chitarristi impiegano metà della loro vita ad accordare la chitarra, e l'altra metà a suonare scordati".
Sono colpito soprattutto dalla sua capacità di tenere il palco e di far pendere gli ascoltatori dalle sue labbra. Il suo violino, invece, dopo un po’ inizia a scassare. Ma è un maestro e ai maestri non si può recriminare molto. Quando arriva "Alla fiera dell'est", la bionda che ho davanti comincia a saltare come un canguro, facendo ballare l'intera fila e infastidendo numerosi fan nelle vicinanze, che non capiscono da quale zoo l'abbiano liberata. Poi arrivano "Cogli la prima mela" e una versione azzardatissima di "O sole mio". Quando scrosciano gli applausi io e Giulietta siamo già fuori. Contrariamente alle aspettative l'aria si è mantenuta mite. Poche le macchine ancora in giro. Io e Giulietta ci salutiamo alla fermata di Moscova.
"Fammi sapere quando suoni in giro che vengo a vederti".
"Sabato suono al Pulentin, Musica & Vin".
"Porca miseria, sabato sono fuori a cena con alcuni amici".
"Beh, sarà per un'altra volta".

2 commenti:

  1. Grazie mille per questo articolo molto vivente !
    Anne (Belgio)

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  2. Bravo Gianluca! hai intervistato un personaggio importante alle nostre latitudini.
    Un saluto dal Ticino Rosy

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