mercoledì 22 dicembre 2010

Short stories: "I marturott de l'uratori"

Intervista?
Intervista.
Allora oggi parliamo di oratori...
Ve bene.
Cos'è l'oratorio?
Una struttura destinata ai giovani della chiesa cattolica.
È sempre stato così?
No. All'inizio, parliamo del Cinquecento, gli oratori venivano genericamente definiti piccoli luoghi di culto dove i fedeli si riunivano a pregare. Il termine oratorio deriva infatti dal latino "orare", pregare.
Chi creò il primo oratorio?
Probabilmente san Filippo Neri nel 1550.
Chi era san Filippo Neri?
"L'Apostolo della città di Roma". Questo, in realtà, era il suo soprannome. Divenne noto a partire dal 1538, anno in cui fondò una confraternita di laici che si incontravano per adorare Dio e per offrire aiuto a pellegrini e convalescenti.
Altri aneddoti?
Si dice che passasse molto tempo in preghiera, soprattutto di notte, nella catacomba di san Sebastiano. Qui, in particolare, nel 1544, sperimentò un'estasi di amore divino che gli procurò un danno permanente al cuore. Nel 1551 fu ordinato prete e andò a vivere nel convitto ecclesiastico di san Girolamo.
Lo scopo del primo oratorio?
Creare una comunità di religiosi e laici unita in un vincolo di mutua carità sullo stile degli apostoli.
Il passo successivo?
Quello di papa Gregorio XIII quando, nel 1575, fondò la Congregazione dell'Oratorio. Con questa azione concesse ai primi oratoriani la possibilità di incontrarsi nella chiesa di Santa Maria in Vallicella.
In molti credono che sia stato Giovanni Bosco a inventare l'oratorio…
È una credenza diffusa, ma sbagliata. Bosco, al limite, potrebbe essere definito l'inventore dell'oratorio moderno. In ogni caso viene molto dopo l'Apostolo di Roma.
Cosa c'è quindi fra san Filippo Neri e don Bosco?
Gli spagnoli, gli austriaci e i francesi.
Cioè?
Gli spagnoli dominano l'Italia dal 1535 al 1706. Non è un buon periodo per il Belpaese. I pochi oratori esistenti però non subiscono grossi scossoni. Nel 1609 ne nascono addirittura di nuovi, nove solo a Milano, per opera del cardinale Federigo Borromeo. Il discorso cambia radicalmente con l'arrivo degli austriaci che governano l'Italia dal 1707 al 1797. Gli Asburgo, nell'ambito del cosiddetto assolutismo illuminato, introducono numerose riforme amministrative, che hanno gravi ripercussioni su queste strutture ecclesiali. Molti oratori vengono soppressi. In più si hanno l'abolizione della censura ecclesiastica, lo scioglimento delle confraternite religiose, l'abrogazione di varie parrocchie.
Per quanto va avanti questa situazione?
Fino alla morte di Giuseppe II. Con il fallimento della sua politica, infatti, il governo austriaco diviene un po' più clemente, tanto che, il 2 luglio 1790, autorizza l'Intendenza di Milano alla restaurazione degli oratori.
Poi?
Arrivano i francesi: la Repubblica Cisalpina nasce nel 1797 con il trattato di Campoformio e gli austriaci che cedono parte del nord Italia a Napoleone. Dal 1802 al 1805, sempre sotto i francesi, è la volta della Repubblica italiana. In seguito Napoleone dà vita al Regno d'Italia incoronandosi imperatore. Gli oratori scricchiolano ed è in questo periodo che viene lanciata la moda di chiamare i giovani oratoriani "I marturott de l'uratori".
È la fine degli oratori…
Non proprio. Questa situazione prosegue fino alla caduta di Napoleone. Poi, con il ritorno degli austriaci, gli oratori cominciano a rifiorire.
Quali sono le tappe più significative di questo cammino?
Si parte con santa Maddalena di Canossa che, fra il 1802 e il 1808, dà vita alle prime strutture per accogliere e aiutare le prostitute di Verona; la santa stessa mise a disposizione il suo palazzo signorile. Nel 1831, nacque quindi il primo oratorio canossiano a Venezia con l'appoggio di papa Gregorio XVI. Con esso inizia la storia dei Figli della Carità-Canossiani.
Chi sono i canossiani?
Un istituto religioso maschile, il cui scopo è quello di dedicarsi alla formazione dei giovani all'interno degli oratori, tramite la catechesi. Oggi i canossiani sono presenti in molti Paesi fra cui Brasile, Filippine, India, Tanzania.
E don Bosco quando arriva?
Verso la fine della prima metà del Diciannovesimo secolo. È nel 1841, in particolare, che incontra dei giovani nella sacrestia della chiesa di San Francesco d'Assisi a Torino, per il primo di una serie di incontri di preghiera. In seguito, la passione educativa per i giovani, lo porta ad avvicinare sempre più ragazzi, tra i quali Domenico Savio. I primi affollati incontri avvengono dove capita. Solo nel giorno di Pasqua del 1846 l'oratorio si stabilisce definitivamente sotto una tettoia con vicino un prato, la famosa tettoia Pinardi a Valdocco.
Chi era Domenico Savio?
Il più giovane fra i santi non martiri.
Cosa possiamo ricordare di lui?
In occasione dell'onomastico di don Bosco, il sacerdote disse ai suoi ragazzi di scrivere su un biglietto ciò che desideravano, che lui avrebbe fatto di tutto per esaudirli. Domenico scrisse che il suo unico desiderio nella vita era farsi santo. Don Bosco gli tracciò quindi un progetto di vita basato su tre principi: allegria, studio, carità cristiana. Due anni dopo, Domenico con alcuni suoi amici fondò la "Compagnia dell'Immacolata": chi si iscriveva, si impegnava a vivere una vita intensamente cristiana e ad aiutare i bisognosi. A quindici anni morì di tubercolosi fra le braccia dei genitori. Le sue ultime parole furono: "Mamma non piangere, io vado in paradiso". Il 12 Giugno 1954 Papa Pio XII lo dichiarò santo.
Come prosegue la storia degli oratori?
Dopo l'esperienza di don Bosco l'oratorio diviene sempre più luogo di aggregazione e formazione, sia religiosa che umana. Le strutture esistenti si ingrandiscono e altre nuove sorgono un po' ovunque, soprattutto nel Nord Italia. Secondo il Resoconto della Congregazione Foranea del settembre 1904, dal 1830 al 1890, nascono nel milanese 22 oratori maschili e 33 femminili. Stando al Congresso nazionale degli oratori del 1902, dal 1890 al 1895, si aggiungono, sempre nel milanese, 18 oratori maschili e 21 femminili con una media di 8 oratori l'anno. Nello stesso periodo si ha una importante iniziativa editoriale: la pubblicazione del "Manuale direttivo degli oratori festivi e delle scuole di Religione". Le prime tirature del giornale sfiorano le 35mila copie. Solo a Milano, nel 1905, ci sono 30 oratori.
E in Brianza?
Anche in Brianza la realtà degli oratori è molto sentita, fin dal Diciannovesimo secolo. Dati raccolti nel 1907 nel corso del Convegno di Monza (13-15 agosto 1907) dicono che, fra i più vecchi oratori, ci sono quelli di Agrate e Vimercate. San Pietro di Agrate è attivo dal 1887 e frequentato da 390 persone. Quello di Vimercate, nasce ancor prima, nel 1862.
Oggi qual è la situazione degli oratori?
In questo momento, secondo la diocesi di Milano, in Lombardia, ci sono circa tremila oratori. In essi viene coinvolto quasi il 60 percento dei giovani sotto i 18 anni residenti in Lombardia. Oltre 100mila si stimano le presenze di volontari che programmano, organizzano e gestiscono le proposte educative. Ogni diocesi possiede un Ufficio preposto all'organizzazione e al coordinamento delle attività rivolte ai giovani in generale e al mondo oratoriano in particolare. Dal 2001 una serie di provvedimenti legislativi nazionali e regionali ha riconosciuto la "funzione sociale ed educativa svolta dagli oratori parrocchiali", promuovendo quindi la costruzione e la ristrutturazione delle strutture oratoriali.
Da chi è gestito l'oratorio?
Di solito dal parroco e da vari volontari. Nelle parrocchie più grandi, all'oratorio è associata la figura di un religioso, il curato, che ne coordina l'attività. Molto importante è anche il ruolo svolto dalle associazioni diffuse a livello parrocchiale come l'Azione Cattolica e l'AGESCI e delle associazioni oratoriali come ANSPI, CSI e PGS.
Perché è così forte il legame tra calcio e oratorio?
L'oratorio ha sempre avuto un rapporto molto stretto con il calcio. Molte squadre di paese, anche di buona categoria, hanno un'origine parrocchiale, proprio perché accadeva spesso che l'oratorio promuovesse la formazione della squadra locale. Molti giocatori famosi hanno cominciato a dare i primi calci al pallone in oratorio, come Franco Baresi e Giacinto Facchetti. Naturalmente l'oratorio non è una scuola sportiva, dunque il calcio ha solo un ruolo ricreativo.
E il calcio balilla?
È il gioco inventato dallo spagnolo Alejandro Finisterre che simula una partita di calcio, in cui i giocatori manovrano, in un tavolo da gioco apposito con sponde laterali, tramite barre (o stecche), le sagome di piccoli giocatori (detti omini o ometti), cercando di colpire con essi una pallina (da 32mm a 34mm di diametro con dei buchi se si vuole) per spingerla nella porta avversaria. Da sempre è uno dei giochi preferiti presenti negli oratori.
Quali sono le attività principali oratoriane?
Il catechismo e gli incontri di vario tipo per la comunità dei fedeli, il teatro, la musica e le sagre. L'attrezzatura sportiva e gli ambienti ricreativi rendono l'oratorio anche un luogo di aggregazione e di ritrovo per ragazzi. Inoltre la struttura può essere utilizzata per avvenimenti culturali o di rilevanza sociale, anche da altri enti esterni alla parrocchia. La presenza di animatori religiosi o laici permette attività per i ragazzi durante l'anno, come giochi, accompagnamento nello studio, attività di volontariato e caritative. Particolarmente vivace è il periodo estivo, durante il quale si propongono vacanze, (chiamati spesso campi estivi), vengono organizzati periodi di animazione e di giochi, chiamati GrEst (ovvero GRuppo ESTate o Gruppi Ricreativi ESTivi), EstRa o ER (Estate Ragazzi) o CRE (Centro Ricreativo Estivo), diffusi ormai in tutta Italia.

Come riconoscere un oratoriano doc:

1. Quando fa freddo, se uno veste leggero, non può fare a meno di chiedergli: "Non hai freddo?".
2. Quando fa caldo, se uno veste pesante, non può fare a meno di chiedergli: "Non hai caldo?".
3. Quando fa caldo, se uno indossa i pantaloni lunghi, non può fare a meno di dirgli: "Come fai a resistere senza i pantaloni corti?".
4. In caso di elezioni fa lo scrutatore o il segretario.
5. Se deve scegliere un disco da mettere difficilmente rinuncia all'ultimo Dire Straits, U2, Pink Floyd, e alla sempreverde colonna sonora di Jesus Christ Superstar.
6. Se deve scegliere un libro da portare in vacanza difficilmente rinuncia all'ultimo Coelho, Corona, Rowling.
7. Se va a vedere un film non può fare a meno di chiedersi: "Qual è il valore educativo di questo film?".
8. Se deve scegliere fra monti e mari, non ha dubbi a rispondere "monti".
9. Se deve scegliere una canzone da cantare in compagnia, non ha dubbi a rispondere: "Io vagabondo". L'alternativa è "Signore delle cime" (pezzo risalente al 1958 e tradotto in 134 lingue).
10. Se deve imprecare contro qualcosa o qualcuno raramente utilizza parole spinte e volgari, e in ogni caso, non bestemmia. Le frasi più comuni di cui si serve sono le seguenti: "fidi", "fide", "fidighez", "porco disi", "porco diaz", "porco due". Se uno fa una sciocchezza sotto i suoi occhi esordisce con: "Sei proprio un martello" o, esagerando, "sei proprio un pistolino".
11. Difficilmente, per non dire mai, entra in confidenza con gli emarginati del paese. Più per timidezza che menefreghismo.
12. Quando parla con degli sconosciuti tiene quasi sempre le braccia conserte.
13. Se qualcuno gli fa notare che veste qualcosa di bello od originale la sua risposta è sempre: "L'ho preso al mercato a 5 euro". Le alternative sono: "È di mio fratello" o "l'hanno regalato a mio zio che non lo voleva e l'ha dato a mio padre".
14. Se deve tifare per una squadra di solito tifa per la più forte, quindi la Juventus.
15. Non esagera mai col bere e col fumare, spesso però è un discreto intenditore di alcolici.
16. Se è un catechista insegna ai più piccoli che il sesso prematrimoniale è peccato. In realtà, per lui, il sesso è e rimane un vero tabù: non ne parla nemmeno con gli amici più intimi.
17. Non lo fa con avidità, ma è molto abile a scroccare: cene, viaggi, vestiti…
18. Se la cava a calcio, pallavolo e ping-pong. È una frana a tennis, basket, e skateboarding.
19. Difficilmente va in giro in disordine. Le sua marche preferite sono Timberland e Invicta.
20. Quando si sposa – rigorosamente in chiesa - è quasi certo che non pagherà il mutuo.

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