Un Natale sicuramente divertente… Poi la visita ad A – dalle parti dell'asilo - che il 25 dicembre lo passa come sempre solo come un cane e manda letteralmente a quel paese chiunque si presenti alla sua porta per fargli gli auguri o regalargli un panettone. È il suo stile. Il suo meraviglioso provincialismo... malato. Io arrivo verso le 18.00, suono il citofono, ma non sente. Provo a sfondare la porta, invano. Provo con il cellulare che (naturalmente) è spento. Dunque non mi resta che scardinare le persiane della finestra e ticchettare i vetri del suo studio-salotto-edicola-Blowup-Buscadero-MucchioSelvaggio-Duel-Espresso-Scacchi, un trucco che ha sempre funzionato... (almeno adesso non è più necessario scavalcare un cancello alto due metri!).
A è piegato su se stesso e completamente rimbambito dalla musica di "Starship Trooper" degli Yes. Ha i capelli ancora più lunghi del solito. Il poster dei Rolling Stones alle spalle, le pigne di CD sempre più torri di Kuala Lumpur al fianco, settimane enigmistiche risolte da cima a fondo sulla scrivania, compresi difficilissimi rebus... Provo di nuovo a picchiettare sul vetro e finalmente si ridesta. La sua espressione, però, non è molto confortante. Sta per mandarmi a quel paese. Ha gli occhi velati di rosso. Ma poi... – in fondo è Natale - decide di farmi entrare.
Nel suo appartamento la temperatura è mostruosamente alta: ci saranno almeno 35 gradi. Non ha mezze misure. La stufa è sempre a palla. E la canzone degli Yes è a un volume a dir poco assordante, era udibile fin dalle ex vetrine del Villa e... Mi avvicino allo stereo, abbasso il volume, lui sbraita, e iniziamo a raccontarcela.
Rimango con lui un'oretta, chiacchieriamo di musica e soprattutto di due infermiere particolarmente appetibili che A ha conosciuto da poco: una, in particolare, quella mulatta, lo fa andare letteralmente in visibilio e spera di rivederla presto, benché "rivederla presto" significhi dover di nuovo essere ricoverato nella clinica monzese che, periodicamente, lo ospita per medicamenti particolari. Da piccolo è stato colpito dalla poliomelite, i cui strascichi lo accompagnano da sempre.
Infine arriva il momento di levare i tacchi e - come da copione - mi chiede di restare: ché sarà anche difficile varcare l'uscio della porta violando il suo sacro eremo, ma poi, andarsene, è paradossalmente ancora più arduo... Gli dico che ho i minuti contati e che devo incontrare un'amica che non vedo da anni... Non posso davvero fermarmi. Ci sarebbe giusto il tempo per una vecchia canzone della Nitty Gritty Dirt Band con Johnny Cash… Non posso dire no:
"Will the circle be unbroken".
E infatti...
Buone feste vecchio lupo solitario. Senza di te il Natale non sarebbe Natale.
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