mercoledì 22 dicembre 2010

Short stories: "Bonnie Prince Billy, il brianzolo del Kentucky"

Grezzago? Sì, Grezzago. Con un pretino che va avanti e indietro sull’altare, un grosso crocefisso alle sue spalle e compagnia bella. E sull’altare, ehm, Mr. Bonnie Prince Billy. Uno scherzo? No, la verità. Bonnie Prince Billy, di cui ascoltiamo le superlative liriche (e musiche) da più di dieci anni, non siamo a vederlo in qualche caratteristico centro del Kentucky (da cui proviene l’artista), ma appunto a Grezzago, insignificante gruzzolo di anime all’ombra dell’inceneritore, circondato da campi di mais mezzi assiderati, carcasse di ricci spiattellati sull’asfalto, profumo di nebbia, casolari spettrali. Ma ecco la ciliegina sulla torta. L’Appalachian post-punk solipsist a un certo punto del concerto dice: “Non mi sono mai trovato così bene in Italia come in occasione di questi concerti in Brianza e nel milanese (gli altri li ha tenuti a Novate Milanese e Rogoredo), una terra con un fascino particolare, piena di pathos, storia, ricchezza interiore...”.
Roba da matti. È da quando siamo nati che sogniamo gli infiniti orizzonti americani del Kentucky e della gran parte degli Stati USA, le highway, il rock ‘n roll - cantati egregiamente anche dallo stesso BPB – e adesso proprio uno dei nostri beniamini viene a dirci che stiamo sbagliando tutto, e che paradossalmente quello che andiamo ricercando da una vita, l’abbiamo praticamente sotto il naso… Mah. In ogni caso il concerto è davvero sublime. Ad accompagnare BPB ci sono due musicisti assai validi. Al violino Cheyenne Mize e all’elettrica Emmett Kelly. La violinista, oltre a essere molto brava, è anche molto carina e…
Alla fine è davvero difficile dileguarsi, ma il trio si vede che ha fretta di provare ancora la magia di dormire sotto il gelido cielo stellato brianzolo. A noi, tanto per cambiare, non resta che rintanarci da qualche parte a bere. Dove? Risposta scontata: al Bloom, che sorge poco distante... A destinazione ordiniamo il necessario, salutiamo un paio di amici, ci sediamo e... torniamo una volta per tutte con i piedi per terra: sul palco c’è il buon vecchio Jimmy Sambuca, con la sua rattoppata bandiera degli stati del sud, pronto a fare fuoco con una Calibro 38 nuova di pacca.

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