Era uno strano periodo, il 2000. Periodo in cui si giocava parecchio, a briscola, e si ascoltava un sacco di musica francese, vecchia. In cui si ascoltavano stazioni radio obsolete. E si andava a caccia di reperti preistorici o risalenti al Settecento. E si andava a caccia di ragazze pallide e smagrite. E si andava a rimirare le stelle sul Moncenisio. È magico osservare le stelle dal Moncenisio. Specialmente se le intenzioni sono quelle di raggiungere Parigi seguendo una rotta alternativa, secondaria. I venti non spirano sempre nella stessa direzione. La tramontana, figuriamoci. Chissà perché poi.
Parigi è lontana, mancano più di mille chilometri, ma la tenda è sicura, non c'è dunque rischio di rimanere senza un riparo, anche se ci si trova dalle parti di Pont Aven, sommersi dalle ostriche e dallo sguardo di un barbuto che sistema la sua barca dove tanti anni fa, forse, un impressionista famoso indovinò un nuovo colore. In caso di pioggia, non si sa mai.
Superate le Alpi le brioche hanno un sapore eccezionale, e anche l'alba non è come nel torinese. L'aria frizza. L'autoradio prosegue per la sua strada. Presto si arriva a Clermont Ferrant. C'è un'altura da cui è possibile rimirare mezza Francia. E il Monte Bianco. Le guglie del Monte Bianco. Poi Le Mans, poi un caos assurdo di automobili, tubi di scappamento ed effetto serra, poi un bagno perché la vescica non ne può più. Benché i cessi francesi siano assai diversi da quelli italiani. Quasi non si centra il buco. Possibile? Oddio, comunque sono diversi. Così come diversi da noi sono, in fin dei conti, i francesi stessi, l'etnia. Noi non abbiamo mai avuto un Napoleone, o sì? Noi non abbiamo mai avuto un Danton, o no?
A Parigi ci si rifornisce di aria, facendo tappa in una farmacia. C'è chi ha problemi a un dente. Forse ci vuole un collutorio. Forse è la psiche, in ogni caso, è fatta. L'ipocondria è una strategia vincente. Quindi si bissa Parigi. E siamo a Montmartre.
Mangiare nel cuore di Montmartre è come scrutare Picasso all'opera. Eccolo mentre esibisce al pubblico il suo ultimo capolavoro. Max Jacob cincischia in una lingua incomprensibile e Modì fa il ritratto a un omone con un naso che sembra un carciofo. Certo, ci vuole un po' di fantasia, ma la fantasia non manca di sicuro ai fantasiosi quali sono gli ascoltatori di musica francese, vecchia. Nel 2000 si ascoltavano anche canzoni come "Le metéque" di Moustaki. Assurdo, a ripensarci oggi, che se non si va da nessuna parte senza un po' di sana elettronica. In ogni caso, per fortuna.
Una volta a Parigi c'è perfino un buco di fianco alla Torre. Esattamente. Come sia possibile, non ne ho idea, ma… la macchina, una macchina… e poi, come dimenticarsi di George Brassens e della "Chanson pour l'auvergnat"? Canzone apocalittica. Canzone politica? Eh? Possibile che non si possa stare nemmeno mezza giornata senza politica? Cosa ci fa la politica? Siamo ossessionati dalla politica? E la Senna? Un fiumiciattolo.
mercoledì 22 dicembre 2010
Short stories: "Cercasi nuovi Kwame Nkrumah disperatamente"
“Ce ne vorrebbero ancora di personaggi come Kwame Nkrumah...”.
“Trovi?”.
“Sono anch’io per il pensiero panafricanista, non lo sapevi?”.
“Per gli Stati Uniti d’Africa, come gli Stati Uniti d’America?”.
“Perché no?”.
“Perché è un’utopia. Lo stesso Kwame era un sognatore che si è spinto troppo in là”.
“Però, ha reso indipendente il suo Stato, e non è poco”.
“Non è poco ma ha fatto anche tante cazzate, tipo spendere milioni e milioni per edificare un palazzo dell’Unità Africana ad Accra”.
“Sciocchezze. Il suo popolo lo ha amato e lo ama ancora, e così gran parte degli africani. Si è basato sulle idee di gente di valore come Marcus Garvey e W.E.B. Dubois”.
“In realtà ci fu chi si arrabbiò moltissimo quando prese in sposa una bianca”.
“Era un'egiziana, la schiava Helena Ritz Fathia”.
“Quindi, agli occhi di un africano puro, una bianca”.
“Quisquilie. Quel che conta è il suo pensiero. La sua volontà di cambiare la vita degli africani, ancora oggi considerate persone di serie B”.
“A dire il vero il panafricanismo nasce con l’avvocato di Trinidad Henry Sylvester Williams nei primi del ‘900”.
“E con ciò? L’unico vero leader del movimento è stato Kwame. Non per niente gli ascoltatori africani della BBC nel 2000 lo hanno consacrato 'Uomo del Millennio'”.
“Oggi, però, dei congressi panafricani non si sente più parlare”.
“Mi sa che l’ultimo risale al 1994”.
“Certo non sarà stato mitico come quello del 1945 in cui venne messo in luce per la prima volta il problema della decolonizzazione. Ti ricordi cosa disse Kwame in quell’occasione?”.
“Benissimo. Disse: Crediamo nel diritto di tutti i popoli di autogovernarsi. Tutte le colonie devono essere liberate dal controllo straniero imperialista. Diciamo ai popoli colonizzati che devono battersi per questi fini con tutti i mezzi a loro disposizione. La lotta per il potere politico è il necessario prerequisito e il primo tentativo verso la completa emancipazione sociale, economica e politica. La lunga, lunga notte è finita. Oggi esiste un’unica via d’azione effettiva – l’organizzazione delle masse”.
“Mi sembra di sentire parlare Stalin”.
“Lascia stare. Piuttosto, adesso, non ci resta che confidare nell’Unione Africana (UA), organizzazione a cui aderiscono tutte le nazioni africane, tranne il Marocco. È nata nel 2002”.
“Obiettivi?”.
“Mah, il principale, sicuramente, quello di intervenire in caso di guerre civili e conflitti interni, purtroppo assai frequenti in Africa. Altri scopi sono quello di promuovere la pace, la sicurezza e la stabilità del continente, e offrire al Paese le condizioni necessarie per permettergli di ottenere il ruolo che gli spetta nell’economia globale. Un sogno”.
“Mai pensato di dar vita a un nuovo partito politico?”.
“Tipo?”.
“Brianza for Ghana”.
“Mi prendi per i fondelli?”.
“Chi, io?”.
“Trovi?”.
“Sono anch’io per il pensiero panafricanista, non lo sapevi?”.
“Per gli Stati Uniti d’Africa, come gli Stati Uniti d’America?”.
“Perché no?”.
“Perché è un’utopia. Lo stesso Kwame era un sognatore che si è spinto troppo in là”.
“Però, ha reso indipendente il suo Stato, e non è poco”.
“Non è poco ma ha fatto anche tante cazzate, tipo spendere milioni e milioni per edificare un palazzo dell’Unità Africana ad Accra”.
“Sciocchezze. Il suo popolo lo ha amato e lo ama ancora, e così gran parte degli africani. Si è basato sulle idee di gente di valore come Marcus Garvey e W.E.B. Dubois”.
“In realtà ci fu chi si arrabbiò moltissimo quando prese in sposa una bianca”.
“Era un'egiziana, la schiava Helena Ritz Fathia”.
“Quindi, agli occhi di un africano puro, una bianca”.
“Quisquilie. Quel che conta è il suo pensiero. La sua volontà di cambiare la vita degli africani, ancora oggi considerate persone di serie B”.
“A dire il vero il panafricanismo nasce con l’avvocato di Trinidad Henry Sylvester Williams nei primi del ‘900”.
“E con ciò? L’unico vero leader del movimento è stato Kwame. Non per niente gli ascoltatori africani della BBC nel 2000 lo hanno consacrato 'Uomo del Millennio'”.
“Oggi, però, dei congressi panafricani non si sente più parlare”.
“Mi sa che l’ultimo risale al 1994”.
“Certo non sarà stato mitico come quello del 1945 in cui venne messo in luce per la prima volta il problema della decolonizzazione. Ti ricordi cosa disse Kwame in quell’occasione?”.
“Benissimo. Disse: Crediamo nel diritto di tutti i popoli di autogovernarsi. Tutte le colonie devono essere liberate dal controllo straniero imperialista. Diciamo ai popoli colonizzati che devono battersi per questi fini con tutti i mezzi a loro disposizione. La lotta per il potere politico è il necessario prerequisito e il primo tentativo verso la completa emancipazione sociale, economica e politica. La lunga, lunga notte è finita. Oggi esiste un’unica via d’azione effettiva – l’organizzazione delle masse”.
“Mi sembra di sentire parlare Stalin”.
“Lascia stare. Piuttosto, adesso, non ci resta che confidare nell’Unione Africana (UA), organizzazione a cui aderiscono tutte le nazioni africane, tranne il Marocco. È nata nel 2002”.
“Obiettivi?”.
“Mah, il principale, sicuramente, quello di intervenire in caso di guerre civili e conflitti interni, purtroppo assai frequenti in Africa. Altri scopi sono quello di promuovere la pace, la sicurezza e la stabilità del continente, e offrire al Paese le condizioni necessarie per permettergli di ottenere il ruolo che gli spetta nell’economia globale. Un sogno”.
“Mai pensato di dar vita a un nuovo partito politico?”.
“Tipo?”.
“Brianza for Ghana”.
“Mi prendi per i fondelli?”.
“Chi, io?”.
Short stories: "Buone feste vecchio lupo solitario"
Un Natale sicuramente divertente… Poi la visita ad A – dalle parti dell'asilo - che il 25 dicembre lo passa come sempre solo come un cane e manda letteralmente a quel paese chiunque si presenti alla sua porta per fargli gli auguri o regalargli un panettone. È il suo stile. Il suo meraviglioso provincialismo... malato. Io arrivo verso le 18.00, suono il citofono, ma non sente. Provo a sfondare la porta, invano. Provo con il cellulare che (naturalmente) è spento. Dunque non mi resta che scardinare le persiane della finestra e ticchettare i vetri del suo studio-salotto-edicola-Blowup-Buscadero-MucchioSelvaggio-Duel-Espresso-Scacchi, un trucco che ha sempre funzionato... (almeno adesso non è più necessario scavalcare un cancello alto due metri!).
A è piegato su se stesso e completamente rimbambito dalla musica di "Starship Trooper" degli Yes. Ha i capelli ancora più lunghi del solito. Il poster dei Rolling Stones alle spalle, le pigne di CD sempre più torri di Kuala Lumpur al fianco, settimane enigmistiche risolte da cima a fondo sulla scrivania, compresi difficilissimi rebus... Provo di nuovo a picchiettare sul vetro e finalmente si ridesta. La sua espressione, però, non è molto confortante. Sta per mandarmi a quel paese. Ha gli occhi velati di rosso. Ma poi... – in fondo è Natale - decide di farmi entrare.
Nel suo appartamento la temperatura è mostruosamente alta: ci saranno almeno 35 gradi. Non ha mezze misure. La stufa è sempre a palla. E la canzone degli Yes è a un volume a dir poco assordante, era udibile fin dalle ex vetrine del Villa e... Mi avvicino allo stereo, abbasso il volume, lui sbraita, e iniziamo a raccontarcela.
Rimango con lui un'oretta, chiacchieriamo di musica e soprattutto di due infermiere particolarmente appetibili che A ha conosciuto da poco: una, in particolare, quella mulatta, lo fa andare letteralmente in visibilio e spera di rivederla presto, benché "rivederla presto" significhi dover di nuovo essere ricoverato nella clinica monzese che, periodicamente, lo ospita per medicamenti particolari. Da piccolo è stato colpito dalla poliomelite, i cui strascichi lo accompagnano da sempre.
Infine arriva il momento di levare i tacchi e - come da copione - mi chiede di restare: ché sarà anche difficile varcare l'uscio della porta violando il suo sacro eremo, ma poi, andarsene, è paradossalmente ancora più arduo... Gli dico che ho i minuti contati e che devo incontrare un'amica che non vedo da anni... Non posso davvero fermarmi. Ci sarebbe giusto il tempo per una vecchia canzone della Nitty Gritty Dirt Band con Johnny Cash… Non posso dire no:
"Will the circle be unbroken".
E infatti...
Buone feste vecchio lupo solitario. Senza di te il Natale non sarebbe Natale.
A è piegato su se stesso e completamente rimbambito dalla musica di "Starship Trooper" degli Yes. Ha i capelli ancora più lunghi del solito. Il poster dei Rolling Stones alle spalle, le pigne di CD sempre più torri di Kuala Lumpur al fianco, settimane enigmistiche risolte da cima a fondo sulla scrivania, compresi difficilissimi rebus... Provo di nuovo a picchiettare sul vetro e finalmente si ridesta. La sua espressione, però, non è molto confortante. Sta per mandarmi a quel paese. Ha gli occhi velati di rosso. Ma poi... – in fondo è Natale - decide di farmi entrare.
Nel suo appartamento la temperatura è mostruosamente alta: ci saranno almeno 35 gradi. Non ha mezze misure. La stufa è sempre a palla. E la canzone degli Yes è a un volume a dir poco assordante, era udibile fin dalle ex vetrine del Villa e... Mi avvicino allo stereo, abbasso il volume, lui sbraita, e iniziamo a raccontarcela.
Rimango con lui un'oretta, chiacchieriamo di musica e soprattutto di due infermiere particolarmente appetibili che A ha conosciuto da poco: una, in particolare, quella mulatta, lo fa andare letteralmente in visibilio e spera di rivederla presto, benché "rivederla presto" significhi dover di nuovo essere ricoverato nella clinica monzese che, periodicamente, lo ospita per medicamenti particolari. Da piccolo è stato colpito dalla poliomelite, i cui strascichi lo accompagnano da sempre.
Infine arriva il momento di levare i tacchi e - come da copione - mi chiede di restare: ché sarà anche difficile varcare l'uscio della porta violando il suo sacro eremo, ma poi, andarsene, è paradossalmente ancora più arduo... Gli dico che ho i minuti contati e che devo incontrare un'amica che non vedo da anni... Non posso davvero fermarmi. Ci sarebbe giusto il tempo per una vecchia canzone della Nitty Gritty Dirt Band con Johnny Cash… Non posso dire no:
"Will the circle be unbroken".
E infatti...
Buone feste vecchio lupo solitario. Senza di te il Natale non sarebbe Natale.
Short stories: "Bonnie Prince Billy, il brianzolo del Kentucky"
Grezzago? Sì, Grezzago. Con un pretino che va avanti e indietro sull’altare, un grosso crocefisso alle sue spalle e compagnia bella. E sull’altare, ehm, Mr. Bonnie Prince Billy. Uno scherzo? No, la verità. Bonnie Prince Billy, di cui ascoltiamo le superlative liriche (e musiche) da più di dieci anni, non siamo a vederlo in qualche caratteristico centro del Kentucky (da cui proviene l’artista), ma appunto a Grezzago, insignificante gruzzolo di anime all’ombra dell’inceneritore, circondato da campi di mais mezzi assiderati, carcasse di ricci spiattellati sull’asfalto, profumo di nebbia, casolari spettrali. Ma ecco la ciliegina sulla torta. L’Appalachian post-punk solipsist a un certo punto del concerto dice: “Non mi sono mai trovato così bene in Italia come in occasione di questi concerti in Brianza e nel milanese (gli altri li ha tenuti a Novate Milanese e Rogoredo), una terra con un fascino particolare, piena di pathos, storia, ricchezza interiore...”.
Roba da matti. È da quando siamo nati che sogniamo gli infiniti orizzonti americani del Kentucky e della gran parte degli Stati USA, le highway, il rock ‘n roll - cantati egregiamente anche dallo stesso BPB – e adesso proprio uno dei nostri beniamini viene a dirci che stiamo sbagliando tutto, e che paradossalmente quello che andiamo ricercando da una vita, l’abbiamo praticamente sotto il naso… Mah. In ogni caso il concerto è davvero sublime. Ad accompagnare BPB ci sono due musicisti assai validi. Al violino Cheyenne Mize e all’elettrica Emmett Kelly. La violinista, oltre a essere molto brava, è anche molto carina e…
Alla fine è davvero difficile dileguarsi, ma il trio si vede che ha fretta di provare ancora la magia di dormire sotto il gelido cielo stellato brianzolo. A noi, tanto per cambiare, non resta che rintanarci da qualche parte a bere. Dove? Risposta scontata: al Bloom, che sorge poco distante... A destinazione ordiniamo il necessario, salutiamo un paio di amici, ci sediamo e... torniamo una volta per tutte con i piedi per terra: sul palco c’è il buon vecchio Jimmy Sambuca, con la sua rattoppata bandiera degli stati del sud, pronto a fare fuoco con una Calibro 38 nuova di pacca.
Roba da matti. È da quando siamo nati che sogniamo gli infiniti orizzonti americani del Kentucky e della gran parte degli Stati USA, le highway, il rock ‘n roll - cantati egregiamente anche dallo stesso BPB – e adesso proprio uno dei nostri beniamini viene a dirci che stiamo sbagliando tutto, e che paradossalmente quello che andiamo ricercando da una vita, l’abbiamo praticamente sotto il naso… Mah. In ogni caso il concerto è davvero sublime. Ad accompagnare BPB ci sono due musicisti assai validi. Al violino Cheyenne Mize e all’elettrica Emmett Kelly. La violinista, oltre a essere molto brava, è anche molto carina e…
Alla fine è davvero difficile dileguarsi, ma il trio si vede che ha fretta di provare ancora la magia di dormire sotto il gelido cielo stellato brianzolo. A noi, tanto per cambiare, non resta che rintanarci da qualche parte a bere. Dove? Risposta scontata: al Bloom, che sorge poco distante... A destinazione ordiniamo il necessario, salutiamo un paio di amici, ci sediamo e... torniamo una volta per tutte con i piedi per terra: sul palco c’è il buon vecchio Jimmy Sambuca, con la sua rattoppata bandiera degli stati del sud, pronto a fare fuoco con una Calibro 38 nuova di pacca.
Short stories: "Al sesto piano di via Celoria"
Le cose sono andate come segue. Valentina l'aveva lasciato che era quasi giugno, e Diego si era ritrovato di punto in bianco senza fidanzata. Stette male per un po', per un bel po', ma alla fine, dall'autunno, decise che era ora di reagire. Un giorno andò a trovare un'amica al sesto piano di via Celoria, dove sorgono i laboratori di fisiologia vegetale… Non trovò l'amica, ma un'amica dell'amica, una biondina, la quale gli disse che chi cercava, quel giorno, non c'era. L'indomani l'amica di Diego si presentò in via Celoria e le andò incontro C: voleva dirle che il giorno prima un tale l'aveva cercata, aggiungendo, felicemente, che non era affatto male. Il blu gli donava. Da lì a poco l'amica di Diego rivelò quindi all'amico che C aveva detto che era un bel tipo. Diego non se lo fece ripetere due volte. Lasciò passare qualche giorno, poi, una mattina col sole splendente, tornò al sesto piano di via Celoria, questa volta non per cercare l'amica, ma l'amica dell'amica, appunto C.
C lo accolse col sorriso sulle labbra. Diego le propose, non senza emozione, di uscire con lui una sera. E lei, incredibilmente, gli rispose di sì, ma solo dopo essere rientrata dall'Olanda, dove sarebbe dovuta andare per non si sa bene quale missione professionale.
Il ragazzo, andatosene, prese a fantasticare come un fanciullo. C le aveva detto praticamente solo "ciao", ma nel suo cuore e nella sua anima già sperava che il loro amore potesse durare per sempre. Non è da tutti, al giorno d'oggi, essere così romantici. Aspettandola, però, non si rese conto che presto avrebbe dovuto sostenere l'esame di mineralogia e così, durante le lezioni col Crespi, anziché pensare al sistema trigonale… E così all'appello di novembre cadde miseramente sulla barite e sul suo peso fin troppo eloquente. Insomma, in questo modo andarono le cose, di più non si può dire. Soprattutto non si può dire come andarono poi le cose, cioè se i due uscirono veramente, e se oggi stanno ancora insieme come auspicava Diego…
C lo accolse col sorriso sulle labbra. Diego le propose, non senza emozione, di uscire con lui una sera. E lei, incredibilmente, gli rispose di sì, ma solo dopo essere rientrata dall'Olanda, dove sarebbe dovuta andare per non si sa bene quale missione professionale.
Il ragazzo, andatosene, prese a fantasticare come un fanciullo. C le aveva detto praticamente solo "ciao", ma nel suo cuore e nella sua anima già sperava che il loro amore potesse durare per sempre. Non è da tutti, al giorno d'oggi, essere così romantici. Aspettandola, però, non si rese conto che presto avrebbe dovuto sostenere l'esame di mineralogia e così, durante le lezioni col Crespi, anziché pensare al sistema trigonale… E così all'appello di novembre cadde miseramente sulla barite e sul suo peso fin troppo eloquente. Insomma, in questo modo andarono le cose, di più non si può dire. Soprattutto non si può dire come andarono poi le cose, cioè se i due uscirono veramente, e se oggi stanno ancora insieme come auspicava Diego…
Short stories: "Al cospetto di Niki Lauda"
La cosa più curiosa è che alla fine sono arrivato a casa senza nemmeno sapere chi avesse vinto, nonostante il continuo sventagliare – davanti ai miei occhi - di bandiere carioca: ha vinto Barrichello. L'ho saputo più tardi alla TV. A parte questo misero particolare è stato un pomeriggio importante, anche se ho probabilmente rischiato una trombosi venosa profonda (altresì detta sindrome da classe economica), dovuta al fatto di aver tenuto per più di due ore le gambe incastrate fra il mio posto a sedere e la vetrata di fronte, uno spazio non più ampio di trenta centimetri! Ma da dove mi trovavo, ho senz’altro potuto seguire meglio che in qualunque altro angolo dell’autodromo il GP di Monza, essendo proprio sopra alla griglia di partenza: a proposito, questo non me lo sono lasciato sfuggire, in testa c’era Hamilton, che però non è giunto al traguardo.
L’emozione più grande? Aver visto per la prima volta dal vivo il mio pilota preferito (di ieri, oggi e domani), colui che risuona nelle mie orecchie da quando sono nato, al quale ho sempre dato il mio appoggio morale, almeno finché correva: Mr. Niki Lauda. A un certo punto, poco prima del via, l’ho visto filtrare nella corsia dei box col suo caratteristico cappellino della Parmalat, per coprire le cicatrici del devastante incidente che subì nel 1976 a Nürburgring, in Germania. Come Michael Schumacher, pochi istanti prima, anche lui camminava in solitudine. Ma mentre il passo di Shumi era fermo e deciso, il suo era traballante, stanco, malinconico. Ho continuato a osservarlo finché mi è stato possibile, ben oltre la prima area dei pist-stop, dopodichè... è arrivata la Gregoracci...
L’emozione più grande? Aver visto per la prima volta dal vivo il mio pilota preferito (di ieri, oggi e domani), colui che risuona nelle mie orecchie da quando sono nato, al quale ho sempre dato il mio appoggio morale, almeno finché correva: Mr. Niki Lauda. A un certo punto, poco prima del via, l’ho visto filtrare nella corsia dei box col suo caratteristico cappellino della Parmalat, per coprire le cicatrici del devastante incidente che subì nel 1976 a Nürburgring, in Germania. Come Michael Schumacher, pochi istanti prima, anche lui camminava in solitudine. Ma mentre il passo di Shumi era fermo e deciso, il suo era traballante, stanco, malinconico. Ho continuato a osservarlo finché mi è stato possibile, ben oltre la prima area dei pist-stop, dopodichè... è arrivata la Gregoracci...
Short stories: "A pochi giorni da Natale"
pantigliate-rodano, andata e ritorno, via mediglia. nebbia, neve, cascine fatiscenti, spettri. buio pesto. dopo l'ennesimo incontro con DVDS che mi dice "ciao, gian". poi le riprese della rai. poi la solita ragazza coi pantaloncini alla zuava. e le tre di notte a un tiro di schioppo, la strada smarrita, la temperatura fissa a - 5°C. la notte fra il 17 e il 18 dicembre a san donato, elisa sattanino, laurita, natalina, pianta, luzio e quel ragazzo che s'era schiantato con una giovane al suo fianco, non ancora maggiorenne, ma senza grosse conseguenze, senza grosse pretese, che adesso ha due gemelli. e la sensazione che niente sia cambiato, come se gli orologi, alla dalì… e le stesse vie imparate a memoria anni or sono, la mensa, via pace, via europa, via di vittorio, via martiri di cefalonia, il laghetto, la biblioteca, un nuovo giro in biblioteca, l'inserto del corriere della sera… l'ipotesi che tutto possa essere frainteso, come se ogni cosa fosse già stata scritta da qualche parte, sulle cortecce degli alberi, il porfido delle strade, certi lp di van morrison… e certe inutili congetture… ieri - sì - un'altra magica serata, fairport convention, michelle shocked, VVV, un signore che s'è fatto brizzolato, e sua moglie, sopravissuti agli anni novanta con grande stoicismo, ottimi titoli, greenwich, non solo meridiani.
martedì 16 novembre 2010
PATAGONIA
1. A Est
Scrivere non serve
Il cellulare tace
Internet non funziona
La macchina da scrivere è morta
Venere, però
Continua a brillare
A Est
2. Alberoni
Pimpante
È un vecchio ricordo
È un vecchio rincoglionito
Ma tutt’altro
Se qualcuno esagera
Benché non sia di sua competenza
Peraltro c’è uno strano odore
Che proviene dallo sgabuzzino del vicino
...
Oggi si rischia troppo (poco)
E anche Alberoni parla a vanvera
Naturalmente non si aspetta più
Però come la mettiamo con le bollette?
3. Gorizia
Intrappolata
Fra due Paesi di frontiera
Fa il bello e il cattivo tempo
Appoggiandosi alle liriche di Saba
Il miagolio di un carroarmato
Il fischiettare delle ruspe
Il ciangottio di una vecchia
Nazionalsocialista
Nazionalsocialismo
4. M come
M come maniscalco
M come MELA
M come MELA
M come melodramma
M come Miocene
M come mostro di Firenze
M come magniloquenza
M come mnemonico
M come malriuscito
M come misantropia
M come macchina del tempo
M come mitocondri
M come Mondo Marcio
M come minimamente
M come massimamente
M come “meglio tardi che mai”
M come Mr. Bean
M come Monza-Milano
M come mille altre cose senza senso
5. La luna di Plutone
Conoscersi e piacersi
O non piacersi affatto
Cosa distingue
Il bello dal brutto?
Le stelle che luccicano
Gli ufo che temporeggiano
Il professor Villa che mangia lumache
Un giro in barca
Col vento in poppa
Fra isole deserte
Fra sabbia e mistero
Un giorno riusciremo a sapere
Cosa ci nasconde
La luna di Plutone
6. Nudi
Secondariamente
Principalmente
Rasserenante
Contravvenente
Circostanziale
Implementando
Ossimori
Tricipiti
Ridicolaggini
Abbiamo fame
Abbiamo sete
Abbiamo voglia
Di correre nudi
Sotto la pioggia battente
7. Secondo me
Se lei mi avesse compreso
Se lei mi avesse comprato
Se lei mi avesse invitato
A bere un succo di mele
Se lei avesse intuito il mio modo di baciare
La Luna
L'importanza di favorire un ginepraio
Di quintessenze sonore
Come portarsi a casa la pagnotta
Favorire la marea del Seveso
O del Lambro
Poco importa
Come sul Monte Cividale
A domandarsi perché
Le stelle alpine
Non crescono sempre dove vorremmo
A inventarci un nuovo ABC
Contemplare il maltempo
Tergiversare la noia
Fracassare intenzioni semiserie
Ubriacarsi di vicissitudini
Sconvolgere l'aria
Richiamare in causa un vecchio amico
Prepararsi ad affrontare
La terza guerra mondiale
Contro un nemico invisibile
Nascosto nel nostro sottotetto
Travestito da fantino
Con l'herpes alla bocca
Le gengive sanguinanti
Il berretto sconquassato dai venti
La presupposizione
Piace anche così com'è
Inutilmente dimentica di fatti e parole
Giustizialismo
Per ogni evenienza
Una sera così
Con tante luci che brillano
Indubbiamente una magra consolazione
Il pretesto
Il progresso
Vorrei ma non posso
Ancora vari capitoli
Poi tutto quadrerà
Come il vestito su misura di una sposa
Vorrei ma non posso
Probabilmente
Ancora
Non faccio che ascoltare
Puntare laddove
Secondo me
Secondo gli altri
L'incertezza del momento
L'insicurezza della sera
Vorrei ma non posso
Canticchiare una melodia diversa
Scritta da un flautista di Chicago
Che prega una Madonna tutta sua
Con i capelli ricci e le guance rosse
Manca la fantasia?
Mancano gli interlocutori?
Niente di tutto ciò:
Mancano semplicemente le idee
E non ce ne accorgiamo
E non…
8. Patagonia
Vedi o non vedi
Isacco
Giacobbe
Abramo
Ester
La loro logorrea
La loro blasfemia
Vedi o non vedi
Il fumo che adombra gli occhi
Le menti sciatte
Il pensiero banale
Retorico
Stancante
Problematico
Insistente
Inesistente
Il pensiero vivo
Dov'è?
Dove si nascondono le idee
Le idee
Le idee
Le idee
Affondiamo
Avanti così
In mari di parole
Senza peso
In mari di parole
Senza vita
Giacobbe
Isacco
Isacco
Giacobbe
La Formula Uno
Demetrio Albertini
Mio padre che russa
Anche se non russa
E l'insalata russa
E la conferenza di Yalta
La noia
Nessuno
Come Camus
Non l'Erasmus
In Patagonia
Tutti quanti
A dar da mangiare
Ai pinguini
In Patagonia tutti quanti
Dove si merita
Quel che si merita
Quando si uccide
Il pensiero
9. Un minuto
Un minuto
Dammi solo un minuto
Basterebbe un minuto
A restituirci quella vita
A restituirci tutto
Sai come vanno le cose
Come girano gli affari
Come sbattono le persiane
Dove sbattono i raggi del sole
E tu?
Tu cosa mi racconti?
Un minuto
Giuro potrebbe bastare
Un minuto
Come quella sera là
Con la tua testa appoggiata alla mia
Un minuto
Non di più
Ma lungo come Guerra e Pace
Un minuto
Mi basta un minuto
Per risentire il profumo del bosso
Sai il profumo del bosso
Le siepi di bosso
Quante ne hai viste anche tu
Insieme a me
Sotto quella meridiana arrugginita
Fra le rincorse delle cimici
Il volo delle allodole
Una preghiera diversa
Un minuto
Dammi solo un minuto
Che oggi non ho molte altre voluttà
L'umidità ha cominciato a farsi sentire
La bella stagione se n'è andata
In tutti i sensi
E a noi non rimane che un minuto
Quel minuto
10. I walk alone
I walk alone
In the middle of the night
I walk alone
In the middle of the light
I walk alone
In the middle of the street
I walk alone
In the middle of my dreams
11. La notte del 28
E quando arriva la sirena?
Quando passa la vendemmia?
Quando piove sabbia?
Quando marcisce il grano?
Quando invece di…
Quando mi chiami per
Cambiare l'acqua dei pesci
Quando gli stagni
Della Val D'Aosta
Smettono di respirare
Quando il vento
Smette di far la corte
Alle lenzuola appese in giardino
Quando l'aria si fa calda e irrespirabile
E subito dopo fredda e gelida
Quando a un convegno sindacale
Viene a mancare
La carta igienica del WC
Quando la chitarra smette di suonare
Suonicchia
E la febbre sale sempre più
Oltre i 40°C
Oltre i confini dello spazio
E la fascia di Kuiper
Dimestichezza
Ingegno
Preziosità
Dominio degli eventi
Foglie d'autunno
Quando la casa in via Monza
Smarrisce le chiavi di casa
E il portone dei rachitici
Dimentica la cassaforte aperta
I campi che c'erano a Precotto
Gli alberi alti di Precotto
Silvio Berlusconi
E Fausto Bertinotti
Quando giocavi a calcio
Con Silvio Berlusconi
E Fausto Bertinotti
Non l'avresti mai detto
Che saresti diventato un egregio
Suonatore di fisarmonica
Un egregio signore del dopoguerra
Un egregio esempio di civiltà
Un egregio esempio
Di padre
12. Io e Giovanni Testori
Un nuovo incontro
Stamane in Feltrinelli
Grazie al nuovo libro
Di Ambrogio Borsani
Su raccomandazione di mio padre
Che del pitto(scritto)re fu allievo
Nella Milano di una volta
Mentre la neve cadeva
Mista pioggia
Una piccola magia
Ho letto l'intero libro
Di frodo
Un libricino per la verità
Ma carico di emozioni
Avrei chiacchierato volentieri
Con Giovanni Testori
Che ricorre sempre più spesso
Un po’ ovunque
Per generica cultura
Dopo essere ricorso in alcuni miei scritti
Avanti e indietro da Novate Milanese
martedì 3 agosto 2010
Senza Retorica: "Sesto San Giovanni"
Il grigio dell'asfalto
L'intonaco dei muri
Le nuvole lontane
La macchina che esplode
La luce che si accende
La luce che ti prende
Radu lo zingarello
Che proprio sul bello
Ti sfila il portafoglio
Ti manda un pò affanculo
E la donna con il burqa
La polizia in borghese
A Sesto San Giovanni
Una mamma stende i panni
A Sesto San Giovanni
Ma ha solo quindici anni
La ruspa del cantiere
Filippo il ferroviere
Marcello che si scola
L'ennesima lattina
Un film in bianco e nero
Un film con Walter Chiari
La quotidiana guerra
Del vivere in provincia
Non basta l'arroganza
Ci vuole anche il coltello
Ci vuole anche tua madre
O meglio tua sorella
A Sesto San Giovanni
Una mamma stende i panni
A Sesto San Giovanni
Ma ha solo quindici anni
Fuliggine, fuliggine
Così la malavita
La ruggine, la ruggine
Che cresce in mezzo ai prati
Che cresce sotto i ponti
Vicino a Cinisello
Campari, Gabbioneta
Garelli, Spadaccini
La Breda, la Breda, la Breda
La Breda, la Falk
Il parco Antonio Gramsci
La falce col martello
A Sesto San Giovanni
Una mamma stende i panni
A Sesto San Giovanni
Ma ha solo quindici anni
Preparami un caffè
O forse è meglio un tè
O forse è meglio niente
Perché non ho più spicci
Perché non ho più fame
Ed è finito carnevale
La nebbia quando sale
La pioggia quando cade
La brina di novembre
Il sole a Ferragosto
La neve a sant'Antonio
Scirocco e maestrale
A Sesto San Giovanni
Una mamma stende i panni
A Sesto San Giovanni
Ma ha solo quindici anni
Aiuto m'han scoperto
Non sono un assassino
Non ho io il tuo bambino
L'han preso due infermiere
L'han preso per le orecchie
Gli han dato un orsacchiotto
La metropolitana
Che arriva da Milano
Che parte per Milano
Che arriva dal Marocco
Che salpa per la Cina
La sera e la mattina
A Sesto San Giovanni
Una mamma stende i panni
A Sesto San Giovanni
Ma ha solo quindici anni
La giacca e la cravatta
Il filo interdentale
Le scarpe di camoscio
Repubblica e Corriere
Lo sto già scaricando
Il nuovo di Madonna
Mi spieghi la radice
Di un multiplo di sette
Mi spieghi cosa dice
La santa inquisizione
La cassa integrazione
La disoccupazione
A Sesto San Giovanni
Una mamma stende i panni
A Sesto San Giovanni
Ma ha solo quindici anni
2010
venerdì 23 luglio 2010
Senza Retorica: "Pepe Nero"
Al Pepe Nero
È tutto vero
Al Pepe Nero
Perfino l'aria è da sequestrare
Perfino gli angeli stan lì a guardare
Le gambe aperte di Carolina
Il tatuaggio sulla patatina
Al Pepe Nero
È tutto vero
Al Pepe Nero
Veniamo al dunque: "Ci mai faci?"
Non ti conosco ma già mi piaci
Veniamo al dunque, vediamo ancora
Per te son solo 400 all'ora
Al Pepe Nero
È tutto vero
Al Pepe Nero
C'è una canzone se vuoi ballare
Qualunque cosa tu voglia fare
Qualunque cosa tu voglia dire
Per non dannarti, per non morire
Al Pepe Nero
È tutto vero
Al Pepe Nero
2010
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