venerdì 2 aprile 2010

Senza retorica: "La prima volta"


Lo sai che sei ancora piccolina per far certe cose
e non lo sai che ci potresti stare male
Quattordici anni quasi quindici anni non ne puoi sapere
quasi niente e non per niente dell’amore
Lo sei fin troppo disinvolta con quell’aria da una botta
che qualcuno ci potrebbe anche cascare
E non c’è modo di riuscire a farti un tanto ragionare
e non c’è modo e non c’è tempo di pensare

RIT. Che amore sei, se amare non puoi
E che ragazza sarai per me domani
Se è proprio questo che vuoi
Ne son sicuro lo avrai perché
Sei sempre stata tu la prima ed anche in questo tu la prima sarai

Un fuoco sembrerà quando la tua verginità
sta primavera se ne andrà negli occhi di una sera
e lui chissà che faccia avrà e se te lo chiederà
sfacciatamente di rifarlo senza copertura
piuttosto di vederti imbarazzata ti preferirei sgamata
nel saperti ancora ragazzina
e nel vedere poi guardandoti allo specchio che il tuo corpo
non è mai cambiato e tutto è come prima

RIT. Che amore sei, se amare non puoi
E che ragazza sarai per me domani
Se è proprio questo che vuoi
Ne son sicuro lo avrai perché
Sei sempre stata tu la prima ed anche in questo tu la prima sarai

È quella tua curiosità che t’impedisce
di trovarlo un equilibrio tale da giustificare
che non c’è fretta di arrossire non c’è fretta di giacere
con un uomo grato solo al tuo sedere
dovresti darmi retta questa volta cresci cresci un po’ per volta
prima che sia troppo tardi e allora
rivorrai indietro tutto il tempo che hai perduto
dando retta ad un saluto consegnato di premura

RIT. Che amore sei, se amare non puoi
E che ragazza sarai per me domani
Se è proprio questo che vuoi
Ne son sicuro lo avrai perché
Sei sempre stata tu la prima ed anche in questo tu la prima sarai

1998

Senza retorica: "La neve"


C’è ancora nel mondo qualcuno come me
Che arriva da dove mangiare non ce n’è
Da dove la terra suoi frutti non ne dà
Da un posto lontano chiamato Africa

Io l’altro giorno guardando lassù
Vidi qualcosa cadere fin giù
Che non avevo mai visto perché
Dalle mie parti non c’è

RIT. Era la neve che scendeva
Sulla mia pelle d’Africa
Era la neve che scendeva
Sulla mia pelle d’Africa

C’è ancora nel mondo chi vive come me
Lontano da casa sperando in chissà che
In chissà che cosa col tempo arriverà
Un sogno o una stella che per me brillerà

Io l’altro giorno guardando lassù
Vidi qualcosa cadere fin giù
Che non avevo mai visto perché
Dalle mie parti non c’è

RIT. Era la neve che scendeva
Sulla mia pelle d’Africa
Era la neve che scendeva
Sulla mia pelle d’Africa

Africano, marocchino, tanzaniano, maghrebino
Lavavetri, musulmano, pelle nera di africano

Stanotte ruberò quel motorino
E porterò la neve al mio bambino...

2000

Senza retorica: "La metamorfosi"


Recitando Shakespeare caddi immobile
Solo un cinguettio di pescivendoli
Eccezione fatta per le nuvole
Tutti si scordarono di me

Rubacchiando al tempo un po’ di intensità
Con le guance smorte e il mento sudicio
Rattoppai la vita in un’immagine
E stanco di pregare chiesi scusa

Bocche digrignanti e straccivendoli
Labbra inumidite di salsedine
Occhi imbastarditi dalla polvere
Frasi di contesto e quotidianità

Tragicomico il sipario si scusò
Con il pubblico di ragazzini
Presto lo spettacolo riprenderà
Disse l’uomo col vestito bianco

E da dietro a quelle quinte il tempo si fermò
Trasformandomi in un pesce spada
Boccheggiando chiesi mentalmente se
Non ci fosse almeno una fontana

Poi dai miei occhi scese un’altra lacrima
Quando mi sorpresero annaspare
E presero un catino stanco e inutile
E lì mi misero per respirare

Ma l’uomo bianco disse di riprendere
Che con Amleto o senza poco importa
Meglio soddisfare il nostro pubblico
Meglio che scusarci un’altra volta

E dal sorriso dei presenti se ne andò
Con le tasche piene di intenzioni
La mia spada ed il mio corpo li trovò
La signora delle umiliazioni

Che poi li rese al ristorante li vicino
Per servirli al tavolo la sera
Quando l’uomo bianco sopraggiungerà
A dire è proprio buona questa cena

A dire è proprio buona questa cena

1996

Senza retorica: "La fuitina"


La pizza ai frutti di mare
Semplicemente nuotare
La nostra stella polare
È un uomo intento a pregare
Quasimodo e Vittorini
Soltanto due ragazzini
Nel cuore di Siracusa
C’è un gatto che fa le fusa

RIT. Perché non ci si può innamorare
E nemmeno per un momento abbracciare
Perché è più grande di noi questa immensa fortuna
La fuitina

Un piatto di gamberoni
Che di pietanza son buoni
Sotto le stelle di agosto
Di questo splendido posto
Di questa immensa radura
Piante di spine e verdura
Uomini e no e manoscritti
Calvino, Ariosto e Togliatti

RIT. Perché non ci si può innamorare
E nemmeno per un momento abbracciare
Perché è più grande di noi questa immensa fortuna
La fuitina

Perché è più grande di noi questo cielo
Perché noi non l’abbiam mai letto il vangelo
Perché di questo passo non si può crescere
Non si può, non si può

2004

Senza retorica: "La cascina di Camuzzago"


La cascina di Camuzzago
È trasandata
È abbandonata
E fa un po’ paura
Specialmente di sera
Con le sue finestre chiuse
Con le sue persiane aperte
E così tante porte
Abbattute

E tristemente allattata dal cielo
E tristemente ingiallita di grano
È dove passa il tempo
È come passa il tempo

Un tempo per amare
Un tempo per andarsene
Un tempo per cominciare a sognare la vita
Che fanno in città

Erbacce, cartucce
Frattaglie, bottiglie
E quanti extracomunitari
Tra fazzoletti di terra e vino
Tra fazzoletti di terra e vino

E non c’è più nemmeno la selvaggina
Ma quanti chilogrammi di eroina
E non c’è più nemmeno la selvaggina
Ma quanti chili, chili e chili

1998

Senza retorica: "La casa di Michele"


Un pianoforte
Un aeroplano
Un poster di Eros Ramazzotti in primo piano
La luce accesa
Del comodino
Un piatto di lasagne accanto al lavandino
Un prato verde
Da immaginare
Il sogno di potersi ancora innamorare
Un libro aperto
Di fantascienza
Un paio di calzini in cima alla credenza

RIT. Michele è, Michele dove va
Lui che di amici in fin dei conti non ne ha
Ma lo sa dio quante belle canzoni ha già scritto e chissà
Quante ancora ne comporrà
Per me per te per noi che siamo sempre qua
Per me per te per noi normalità

Appesi a un filo
Un pentagramma
E la foto di un bel giorno insieme alla sua mamma
Le mani sporche
Gli occhiali scuri
Ritagli di giornali appiccicati ai muri
La lavatrice
La stufa il forno
Lo scatolone zeppo di riviste porno
Un chissà cosa
Certo speciale
In quell’unico regalo avuto per Natale

RIT. Michele è, Michele dove va
Lui che di amici in fin dei conti non ne ha
Ma lo sa dio quante belle canzoni ha già scritto e chissà
Quante ancora ne comporrà
Per me per te per noi che siamo sempre qua
Per me per te per noi normalità

2004

Senza retorica: "Klaxon"


Non è una novità
Le vie della città
Si stanno spopolando in men che non si dica già
Ma io son sempre qui
A lavorar di più
In questo posto che non riesco e che non posso mandar giù
E non mi passa mai
E non mi passa più
Ma ho forse per fortuna un buon motivo per sentirmi su
Tra poco arriverò
Arriverò da te
E come tutte le altre volte il tuo bar sarà per me

RIT. Una spiaggia in riva al mare
Sfidare Bartezzaghi sotto un ombrellone
E far la fila per vedere il sole che tramonta già

È mezzanotte ormai
Tra poco chiuderai
Mi faccio un’altra birra immaginandomi che poi
Ti fermerai con me
Mi parlerai di te
Mi chiederai se posso accompagnarti a casa e se
Mi piacerebbe o no
Di rivederti un po’
E poi per più di un po’ magari andare al mare

Nuotare a rana
Parlare ad un delfino
Sfiorare le tue labbra
E poi sfilarti il reggiseno
E poi sfilarti che ne so
Magari non si può
Magari no
Ma in questa storia ti ci porterò

RIT. Una spiaggia in riva al mare
Sfidare Bartezzaghi sotto un ombrellone
E far la fila per vedere il sole che tramonta già

2001

Senza retorica: "Kilometro"

Abito in una piccola casa nascosta tra gli alberi
Vivo qui da quarant’anni ormai libero come le nuvole

Libero di giocare a scacchi solo con chi mi va
Libero di girare in bicicletta per la città
Libero di rileggere 200 volte il Fu Mattia Pascal

RIT. Altroché se vorrei darti tutto quel che ho
Altroché se un giorno mi innamorerò
Altroché se starei nei tuoi occhi ancora un po’
Altroché se un giorno mi innamorerò

Penso che non sia difficile prendere a calci un grammofono
Meglio di discutere con te schiavo di un sogno improbabile

Mi chiamano chilometro ma non so bene il perché
Mi chiamano così da tanto tempo e in fondo è per me
L’unico buon motivo per sentirmi parte delle nuvole

RIT. Altroché se vorrei darti tutto quel che ho
Altroché se un giorno mi innamorerò
Altroché se starei nei tuoi occhi ancora un po’
Altroché se un giorno mi innamorerò

Se un giorno mi innamorerò
E a caccia di tesori andrò
Se un giorno mi innamorerò

2004

giovedì 1 aprile 2010

Senza retorica: "Johnny Campari"


Johnny Campari stasera
Una storia di periferia
Un motivo per non andar via
Un concerto che non finirà

Johnny Campari, l’estate
Quattro amici e una birra gelata
Anche adesso che se l’è giocata
La sua splendida Panda bordeaux

Johnny Campari in divisa
La pattuglia dei carabinieri
Vimercate, Mezzago e di ieri
Saracinesche del Rosis Bar

Johnny Campari i suoi occhi
Come un treno che passa veloce
La sua inimitabile voce
Steve Ray Vaughn, Like a rolling stone

Johnny Campari in amore
Gabbianelle di bar e osterie
Fuori piove ma dentro son mie
Quante belle ragazze però

Johnny Campari signori
Un applauso per incominciare
Rose rosse, Becks beer, malaffare
Un concerto che non finirà

2006

Senza retorica: "Jennifer"


Eccola lì, infreddolita dalla sera
Adulta in una giarrettiera nera nera Jennifer
Eccola lì, intrappolata ad una gonna troppo stretta e ad un dovere
Per sempre Jennifer

Appena triste, un uomo già le fa la corte
E poi le chiede per la notte e lei, gli risponde sì

Chi se ne frega dell’amore vero
Chi se ne frega degli amici veri
Chi se ne frega di testimoniare

RIT. Ma lei non ha paura di vivere ancora
E se non ha paura che colpa ne ha
Jennifer, Jennifer

Eccola lì, in quel reggiseno grigio
A pochi passi da chi certamente glielo strapperà
Eccola lì, che si dimena tra le braccia di quell’uomo intraprendente
Che mai conoscerà

In quell’albergo, dove tutto si confonde
E persino l’anima si perde e non la si ritrova più

Chi se ne frega di vederci chiaro
Chi se ne frega di vederci bene
Chi se ne frega di contraccambiare

RIT. Ma lei non ha paura di vivere ancora
E se non ha paura che colpa ne ha
Jennifer Jennifer

Eccola lì, in una nuvola di fumo
In una nuvola di niente che il destino squaglierà
Eccola lì, in quell’incedere drogato di banale sussistenza
Cui mai rinuncerà

Tranquillamente, indolenzita ma cosciente
Ecco che si fa pagare, eccola che se ne va

1997