oggi conosco vinicio nel suo covo che dà sulla stazione situazione surreale fra rebetiko si parla rebetiko e morna ci sono le maschere che punzecchiano come venti anni fa e si beve tè giapponese amarissimo non si fuma se non narghilè il pomeriggio avanza tentoni per una cartella stampa e le canzoni che si sentono così vivaci così greche così salonicco le chitarre appese alla parete quante cose si possono dire e non dire lima a un tiro di schioppo la milano più pulsante vitale vivace solo lì poteva vivere vinicio con la scritta drogheria ma come si fanno le cose come scorre il tempo e le musiche dell'assenza non dirgli niente tanto non serve ma ho notato il suo calzino anacronistico mi ha anche offerto il caffè o toccava a me chi lo sa nessuno lo sa ma ho in mano il suo nuovo disco che chissà gli altri quando ascolteranno sono passate così tre ore come monete gettate al vento e lui che si diceva non si facesse intervistare da alcunché e lui che invece mi racconta un mucchio di faccende e mi dà un paio di pacche sulla spalla a me scappa una parola in milanese che lo fa ridere sì ridere ridere di polentaggine o sano provincialismo tipo snobismo ci scambiamo i rispettivi libri (e telefoni) lui prende il mio io il suo lui… ma va bene così il mondo sono anche i tombini di via tadino che abbiamo attraversato milioni di volte e la feltrinelli della stazione dove mio nonno girava con me treenne che avrei fatto il direttore di un giornale nei paraggi come passa strano il pomeriggio come tira il vento che sa di epoche lontanissime cose già provate nulla di nuovo e torno a casa e riabbraccio il mio cane e i miei gerani e un bacio a testa ai miei colibrì poi tutti a nanna con la musica dell'assenza e il buon dio
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