È
il novembre del 1962, quando Pyotr Dolgov, un colonnello delle forze
aeree sovietiche, raggiunse gli 86mila piedi di altezza (oltre 26mila
metri). Lo scopo? Testare una nuova tuta pressurizzata per il
programma spaziale Vostok, che nel 1961 consentì il volo orbitale di
Yuri Gagarin. Ci fu, però, un problema. Uscendo dal pallone, la
visiera del militare urtò un angolo della piattaforma e s''incrinò.
L'incidente si rivelò fatale, causando la depressurizzazione della
tuta ed esponendo l'astronauta russo all'ambiente letale della
stratosfera. Dolgov morì quasi istantaneamente per ipossia, fenomeno
inerente la rapida deprivazione di ossigeno a carico di un organismo.
Così andarono realmente le cose, poiché sugli esiti della missione
non si fece mai veramente luce. I sovietici, infatti, fecero sparire
il suo corpo, facendo credere agli occidentali che fosse andato tutto
secondo le previsioni. Circolarono sulla vicenda molte voci, materia
prima per gli scrittori. Di fatto, una versione romanzata della morte
di Dolgov apparve in un racconto breve di Andy Duncan, pubblicato
sulla rivista Asimov's Science Fiction, finalista del Premio Hugo.
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