mercoledì 18 dicembre 2013

I Promessi Sposi # 3: La storia di fra Cristoforo


LA STORIA DI FRA CRISTOFORO

È Lodovico di padre mercante
Unico figlio di un dio benestante
Tante ricchezze da farne peccato
Nobile sì, ma ridente e beato

Ma basta poco per fare e disfare
Come un mattino da dimenticare
Con Lodovico c’è il servo fedele
Pronto è Cristoforo, alziamo le vele

Spregiudicato e contorto il signore
Pure pretende di avere l’onore
Di comandare e non cedere il passo
La folla intanto, cos’è sto fracasso

Rabbia, pudore, non dar precedenza
Meglio sarebbe chiamarla imprudenza
C’è chi vorrebbe sfidarlo a duello
Non gli rimane, a 'sto punto, che quello

Fuori la spada, siam pronti a lottare
C’è chi purtroppo non sa ragionare
Son Lodovico, non sono un bambino
Non trasformatemi in un assassino

Colpi che sferrano al cielo e alle stelle
Macchie di sangue, si rischia la pelle
Sangue che cola, ne va della vita
Non c’è speranza, né via di uscita

Con Lodovico già messo alle strette
Geme anche il vento che inverno temette
Ma c’è Cristoforo, amico speciale
Pronto a coprirlo dal colpo mortale

Crolla in un lago di sangue l’amico
Meglio farebbe a scappare il nemico
Non c’è futuro che basti alla spada
Non conveniva sbarrargli la strada

Ma Lodovico è tutt’altro che fiero
Ci son domande più buie del nero
Non solo frasi da stigmatizzare
Senza saperlo sta già per cambiare

Coscienza dice, buon cuore comanda
E sarà quella la sola domanda
Non sarà il canto di un ricco magnate
Ma solo quello di un umile frate

2013 

I Promessi Sposi # 2: Renzo dall'Azzecca-garbugli


RENZO DALL'AZZECCA-GARBUGLI

Io son venuta al mondo
Ben prima di voialtri
Per quanto belli e scaltri
Voi date retta a me

L'Agnese non si sbaglia
A Lecco c'è un dottore
L'Azzecca-garbugliere
Più comico che c'è

L'idea che ci voleva
Ci vado di filata
Con questa sua trovata
Più semplice sarà

Ma non a mani vuote
Qualcosa da mangiare
Conviene contrattare
Ci vuole abilità

La carne di cappone
Portagliene quattro
Ma non quarantaquattro
Giustizia fai da te

Dall'aia non passare
Ci son troppi bambini
Megere e contadini
Cavallerizzi e re

Buongiorno mia cortese
La serva del dottore
Scorbutico sentore
Dell'alta società

Li prendo io i capponi
Lei su, si faccia avanti
E' lui, ce l'ha davanti
Con lui si sfogherà

Figliolo dica pure
Non faccia complimenti
Conosco i miei clienti
Si lasci andare un po’

Son vecchio del mestiere
So fare tante cose
E' questo il mio paese
Non la deluderò

Vorrei saper dottore
Se è lecito o reato
E un prete minacciato
Sposarci non potrà

Ha già capito tutto
Non ha capito niente
La prego gentilmente
Ripartirei da qua

Io non il farabutto
E' a me che me l'han fatta
Terribile disfatta
Della mia dignità

E' stato don Rodrigo
Che il prete ha minacciato
E che finirà ammazzato
Se non gli ubbidirà

L'Azzecca-garbugliere
Impreparato al peggio
Rinuncia al suo fraseggio
Non vuol sentirne più

Ridategli i capponi
Comanda alla signora
Lo spinge e disonora
Vigliacca gioventù

E a Renzo non rimane
Che andarsene e inveire
Perduto è l'avvenire
Di lui che ne sarà

Chi spiegherà alle donne
L'inutile morale
E che un forte temporale
Fra poco scoppierà

2013 

I Promessi Sposi # 1: Don Abbondio incontra i Bravi

Dunque mi sono messo a scrivere come un forsennato e in venti giorni ho preparato un cd completamente dedicato ai Promessi Sposi. E' come se ci fosse stato da sempre: non ho dovuto fare altro che trascriverlo, come se qualcuno mi stesse dettando. Il riferimento lessicale è alla ballata, ma anche al sonetto ottocentesco e alla scuola poetica italiana improntata soprattutto sull'uso dell'endecasillabo; musicalmente, invece, parafrasa la cultura popolare italiana, con spizzichi di Francia e Inghilterra.


DON ABBONDIO INCONTRA I BRAVI

Strada che scende, strada che sale
E' il 7 novembre di un giorno normale
Braccio di Lecco, braccio di Como
Passa pregando un ridicolo uomo

Senza cognome, né apprendistato
Non biasimarlo sarebbe un peccato
Dalla sua forza e dal suo sorriso
Solo un barlume di paradiso

RIT. Eccolo qui, eccolo là, eccolo don Abbondio
Cose che fa, come le fa, ridere
Eccolo qui, eccolo là, eccolo tutto intorno
Quello che fa, come lo fa, piangere

Fin quasi triste, voglia di amare
Questo silenzio l'ha visto invecchiare
Con il breviario, l'acciottolato
In lungo e in largo, Dio sia lodato

Ma questa volta è un po’ differente
C'è chi lo aspetta con aria prepotente
Ha un coltellaccio, mille pistole
Sono due Bravi, ma solo a parole

RIT. Eccolo qui, eccolo là, eccolo don Abbondio
Cose che fa, come le fa, ridere
Eccolo qui, eccolo là, eccolo tutto intorno
Quello che fa, come lo fa, piangere

Signor curato, comincia il primo
Cosa comanda, da sempre la stimo
Quel matrimonio non s'ha da fare
Parte il secondo che lo fa tremare

Ma lor signori, non animali
E' il mio dovere, gli uomini sono tutti uguali
Ne son sicuro comprenderete
Nulla possiedo, io sono solo un prete

RIT. Eccolo qui, eccolo là, eccolo don Abbondio
Cose che fa, come le fa, ridere
Eccolo qui, eccolo là, eccolo tutto intorno
Quello che fa, come lo fa, piangere

Noi comprendiamo signor curato
Ma don Rodrigo vuole essere assicurato
Non è un padrone da contraddire
Lui se la vuole non c'è che da obbedire

Non ci costringa alle barbarie
Farle del male, non ci sono forze contrarie
Noi gentiluomini della buonora
Arrivederci o, meglio, alla malora

RIT. Eccolo qui, eccolo là, eccolo don Abbondio
Cose che fa, come le fa, ridere
Eccolo qui, eccolo là, eccolo tutto intorno
Quello che fa, come lo fa, piangere

Abbandonato dal mondo intero
Raggiunge casa col suo manto nero
C'è la perpetua, lo sta aspettando
Terrorizzata, il prete sta barcollando

Della mia vita, ne va il futuro
Son stato messo con le spalle al muro
Ma non mi chieda altre ragioni
Mi lasci solo con le mie lamentazioni

RIT. Eccolo qui, eccolo là, eccolo don Abbondio
Cose che fa, come le fa, ridere
Eccolo qui, eccolo là, eccolo tutto intorno
Quello che fa, come lo fa, piangere

2013 

domenica 15 dicembre 2013

dalle parti di cologno nord

un'altra fotografia che parla da sola. così, una mattina dalle parti di cologno nord, l'avevo intuito per via dei riflessi, dal sole ancora basso sull'orizzonte, e dalla nebbia che danzava come il mantice di una fisarmonica.


domenica 17 novembre 2013

Arie berlinesi


Un tipo che nasce nel 1887 a Hirschberg e muore a Berlino nel 1912. Un tipo che è anche uno dei più leggendari poeti del primo espressionismo tedesco. Si chiama George Heym. A Berlino, abbandonata la famiglia, frequenta il cabaret Neur Club di Kurt Hiller. Si dedica alla poesia e in soli due anni ne compone cinquecento. Ambisce al grande e al sublime, gli piace Nietzsche. Odia gli scritti di Rilke, ama a dismisura quelli di Baudelaire e di Rimbaud. Vorrebbe che succedesse di tutto, ma non succede mai niente. Eppure sta per scoppiare la prima guerra mondiale. Che lui non vivrà mai. Muore, infatti, ad appena 25 anni, pattinando su un fiume ghiacciato. 

venerdì 15 novembre 2013

Uomini e no

amo questa foto per i colori, l'atmosfera, non so che altro, la posto immaginando di postarne altre che avranno lo stesso potere di scuotermi...