Nasce nel 1943 in Ucraina. Un tipo
strano... Vero nome, Eduard Savenko, poi diviene Limonov. È figlio
di un piccolo funzionario cekista. Negli anni '70 propone la lotta
armata per spazzare la feccia della società. Definito un “uomo
d'azione, malvivente, un palestrato ante litteram e grande bevitore”
ha combattuto in Serbia, Abchazia e Moldavia. Nel 1974 vola in USA,
nel 1980 in Francia dove raggiunge il successo letterario. Nel 1994
dà vita al Partito Nazional-Bolscevico con l'idea di “salvare una
parte dell'eredità bolscevica (quella “patriottica”, opposta
alla corrente “cosmopolita”), coniugandola con le più recenti
filosofie della Nuova Destra”. Di lì a dieci anni imprigionato con
l'accusa di traffico d'armi e attività sovversiva. È autore di
oltre venti libri, fra narrativa, saggi politici e raccolte di
poesie. “Diario di un fallito” è la sua opera più celebre. Dice
di sé: «A me personalmente piace solo scrivere, ma neanche sempre.
In generale preferisco non far nulla. Preferisco pensare. Ricordare
le poesie. Prendere il sole. Mangiare la carne. Bere il vino. Fare
l’amore, oppure organizzare la rivoluzione. Scrivere, magari
qualche volta».
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