Henry Murger era un
autodidatta, figlio di un sarto; perse la mamma in giovane età e
crebbe in strada, “buona nutrice che si è sostituita all'alma
mater per riparare alle ingiustizie del destino”, secondo le parole
di Montorgueil. Nonostante non avesse compiuto studi classici, fosse
totalmente ignorante in latino e la sua indigenza culturale evidente
a chiunque, e dopo aver sognato di diventare pittore e poi poeta, si
dedicò seriamente alla prosa e al feuilleton, prendendo come fonte
di ispirazione la propria vita. E cominciò una gavetta miseramente
retribuita presso giornali di serie b, fino all'incontro con
Champfleury, che lo introdusse al “Corsaire-Satan” e a
“L'Artiste”. Sul primo pubblicò le sue prime storie dal 1845 al
1849, dando poi alla luce il suo unico e immortale testo, “Scènes
de la bohème”. Conobbe artisti come Courbet e Baudelaire che
contribuirono alla sua formazione. Morì a soli 39 anni, in un
ospizio, ma la sua opera ispirò la "Bohème" di Puccini e numerose
prove cinematografiche, fra cui quella di Aki Kaurismaki del 1992.
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