giovedì 23 dicembre 2010

Short stories: "Il boomerang elettorale di un fascista di merda"

Prendo il metrò a Cologno, mi siedo e apro il giornale: Libero. Ieri ho scritto un pezzo per la pagina delle scienze sul deficit di attenzione e iperattività… Davanti a me si materializza un giovane sulla trentina con la maglietta di Emergency. Nota l'intestazione del giornale e senza remore si lascia scappare:
"Fascista di merda".
Storce la bocca.
La cosa mi diverte: primo perché non sono un fascista (ma nemmeno un comunista o un centrista se è per questo), secondo perché mi rendo conto che al mondo ci sono ancora in giro grottesche figure convinte che se uno legge Libero deve per forza essere un fascista. Menti limitate.
Divertito ma anche meravigliato dall'uscita del mio compagno di viaggio, ho un paio di chance alle quali appigliarmi: alzarmi e tirargli un pugno sui denti, o sorridergli e fare finta di niente. In realtà, rinuncio a entrambe, avendo in serbo una simpatica sorpresa per il mio amico. Di lì a poco, infatti, apro lo zaino e tiro fuori la 'mazzetta', la pigna di quotidiani che mi arriva tutti i giorni. Fra questi c'è anche L'Unità. Spiego dunque L'Unità e comincio a leggere. Sul viso del mio accompagnatore si disegna un esilarante punto interrogativo. Pare si chieda:
"Possibile che il 'fascista di merda' possa anche leggere L'Unità?".
E dunque gli rispondo mentalmente:
"Ebbene sì: al mondo esistono anche dei 'fascisti di merda' che leggono L'Unità, ma si tranquillizzi compagno, sono del tutto innocui e soprattutto non vanno più in giro col manganello".
Ritorno a Libero, mentre il discepolo di Emergency scende a Cimiano, il volto scuro come un lago di bitume. Apro e mi concentro sulla pagina della cultura dove, nuovamente, mi scontro con il suadente termine:
"Merda".
Questa volta però non riguarda le affermazioni banali e scontate di un improbabile rivoluzionario in ghingheri, bensì un libro da poco uscito ed edito da Effigie Edizioni. L'ha scritto un mantovano e si intitola "Zingari di merda". Tema, naturalmente, gli zingari, argomento che, guarda caso, ho appena affrontato, spulciando la cronaca di Sesto San Giovanni su Il Giorno. C'è di mezzo un prete che dice:
"Ai politici manca il coraggio".
"Di che?".
"Di fare qualcosa di concreto per i Rom".
"Perché?".
"Perché se un politico fa qualcosa per i Rom non prende più voti, e la sua carriera va a farsi friggere".
Si parla, in questi casi, di boomerang elettorale. Che coglione: non ci avevo mai pensato. Non ci avevo mai pensato soprattutto quando su Agrateforum invitavo Poletti e la sua ciurma a dar vita a un campo nomadi stabile ad Agrate Brianza: dicevo che ogni paese della Brianza dovrebbe investire un po' dei suoi quattrini – al posto magari di organizzare stagioni teatrali penose e pompose - per creare campi sicuri e organizzati per ospitare e integrare gli zingari, aggiungendo che questa è l'unica soluzione per evitare il collasso sociale al quale, temo, avanti di questo passo, siamo irrimediabilmente destinati. Chiudo con le parole del sacerdote intervistato da Rosario Palazzolo:
"Non spetta a noi trovare una ricetta, ma penso che un buon inizio potrebbe essere un tavolo istituzionale forte che affronti senza paura i problemi dei nomadi".

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