giovedì 8 maggio 2014

Santità rom


Quando lo fucilano, il 9 agosto del 1936, insieme a Florentino Asensio Barroso, vescovo di Barbastro e ad altri prigionieri, l'ultimo suo grido è "Viva Cristo Re!", mentre in mano tiene alta come una bandiera la sua corona del rosario. Qualche giorno prima aveva difeso un prete dall'attacco dei soldati repubblicani. Ceferino Gimenez Malla detto "El Pelè" nacque in Spagna nel 1861, da una famiglia rom. Sposò a 18 anni Teresa Jimenez con la quale rimase per quarant'anni. A Roma il 4 maggio 1997, alla presenza di migliaia di "gitani", Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato; il primo della chiesa cattolica di origine rom. 

mercoledì 19 febbraio 2014

La pittura di Joseph Todorovitch

American painter Joseph Michael Todorovitch was born in San Gabriel, California. This young artist was inspired as a child by his grandmother, and has enjoyed the creative process as long as he can remember. Realizing art is life, he aggressively began to study drawing as a high school student, and then attended Cal State University Fullerton where he received his bachelor degree in fine art. During this time Joseph also studied at various southern California art schools and developed a great respect for sound draftsmanship and traditional painting. As he studied art history, he was greatly inspired by the painters of the 19th and 20th centuries. Also drawn to the work of contemporary masters, Joseph has continued to be heavily influenced by their naturalistic style.



lunedì 10 febbraio 2014

La voce di Israel


LA VOCE DI ISRAEL

Tra le pagine del tempo
E' scritto un altro nome
Dall'accento un po’ straniero
Italiano per cognome
Per le strade gira carico di fantasia
Per le strade corre carico di allegria

Lo conoscono per finta
Forse il prete per davvero
Ma in quell'abito scucito
Sembra proprio un uomo vero
Lo accompagnano per mano i genitori
Lo riprendono per sempre i suoi tutori

RIT. Sarai grande per davvero
Quando gli alberi da frutto
Saranno germogliati
Nel tuo cuore ormai sconfitto
Preso a rate dal buon samaritano
Preso a rate dalla moglie di un sultano

Da grande sarai la legge
E da buon carabiniere
Profeta di giustizia
E di certo buon borghese
Per quegli uomini che inventano illusioni
Per quegli uomini pietisti un po’ coglioni

Padre di cinque figli
Di una casa e di un cortile
Ministro dei pezzenti
Con quell'aria giovanile
Per un dollaro d'onore e carità
Per un giorno nuovo che mai arriverà

RIT. Sarai grande per davvero
Quando gli alberi da frutto
Saranno germogliati
Nel tuo cuore ormai sconfitto
Preso a rate dal buon samaritano
Preso a rate dalla moglie di un sultano

E porterai per non morire
La tua vita come esempio
Cercherai fra le scartoffie
L'indirizzo di quel tempio
Dove pregano per gli angeli di strada
Dove pregano per chi non ha più casa

1994 

La nostra generazione


LA NOSTRA GENERAZIONE

Ho chiuso i conti col passato
Mi sono scelto un altro amico
Mi sono domandato come sorge il sole
E come fa a brillare

Frequento un'altra religione
Che non si può pubblicizzare
Mi sono domandato come gira il mondo
E chi lo fa girare

RIT. Non è quel che sembra una canzone
Non è quel che sembra una canzone
Ma è soltanto la nostra generazione

Ho chiuso i conti col passato
Non ho più nulla da temere
Mi sono domandato come soffia il vento
E come fa a fischiare

RIT. Non è quel che sembra una canzone
Non è quel che sembra una canzone
Ma è soltanto la nostra generazione

E un'altra volta un pugno nello stomaco sarà
Più forte del presente e del futuro che verrà
Senza tempo e senza età

1994 

giovedì 30 gennaio 2014

Un sorriso


UN SORRISO

Tu che mi conosci
Tu che intanto cresci
Tu che non mi hai mai visto cantare
Tu che non ne approfitti in amore
Tu che non ti accontenti di amare

RIT. Tu che credi in quello che fai
Tu che non ti scoprirai mai
Tu che parli e un giorno sarai
Un sorriso che non tramonterà

Tu che mi conosci
Tu che intanto cresci
Tu che non mi hai mai visto bambino
Tu che non te ne accorgi se suono
Tu che non mi assomigli a nessuno

RIT. Tu che credi in quello che fai
Tu che non ti scoprirai mai
Tu che parli e un giorno sarai
Un sorriso che non tramonterà

1995 

(Ripescata fra le tante altre scritte, buttate, ricercate...) 

Il fuoco della vanità


IL FUOCO DELLA VANITA'

Gli occhi che guardano oltre le stelle
Son fiori che nascono e poi
Raccontano il nostro colore
Dipinto dal sole più rosso che mai
Qualcuno che chiede rispetto
Si trova costretto a capire oramai
E a contare le corna subite
In un mare di guai

Saprò raccontarti mio giovane amico
Qualcosa che tu non dirai
All'uomo vestito di nero
Sorpreso dal cielo che rinnegherai
Il piatto di un disco segnato dal ritmo
Di un dolce e stonato tictac
Ricorda i tuoi occhi velati di rabbia
Per l'esile uomo in frac

Il tuo guardia boschi non trova gli accordi
Suonati in quell'ultimo jazz
Non trova gli accordi mancanti
Suonati una volta in quel piano bar
Se poi lui ti inventa un'altra scemenza
Io sono sicuro cadrà
Coperto di infamia con poco di lode
Sul fuoco della vanità

1994 

Senza retorica: "Il lanciatore di coltelli"


IL LANCIATORE DI COLTELLI

Il lanciatore di coltelli
Il fischiettare degli uccelli
La nebbiolina all'imbrunire
Della cicala il suo frinire
Le barzellette sui pompieri
Anch'io so leggere i pensieri
Il cacciatore e il suo fucile
I cani e i gatti del cortile

Quante storie passate così
Quanto tempo lontano da qui
Catarì, catarì, catarì…

Le caramelle del discount
Un vecchio libro di Ezra Pound
La guerra santa all'occidente
Ma la Jihad non c'entra niente
Il palazzetto dello sport
C'era una volta anche il jukebox
La vita degli emarginati
La barba lunga dei pirati

Quante storie passate così
Quanto tempo lontano da qui
Catarì, catarì, catarì…

2010

lunedì 27 gennaio 2014

L'umorismo di Joan Cornellà

"La verità è che io non ho nessuna intenzione di fare una critica, almeno deliberatamente o con un obiettivo chiaro. In molti fanno una lettura di matrice política di sinistra dei miei comics. A me invece piacerebbe che il mio lavoro si mantenesse alieno a qualunque posizione política. Non mi piacciono i lavori moralisti, preferisco pensare che si trata di umorismo assurdo. Per me non è altro che umorismo dell’assurdo. Anche se ciò che pensó del mio lavoro è indipendente dal mio stesso lavoro. Ognuno di fatto è libero di interpretarlo come gli piace". 

Joan Cornellà